Bankitalia, le imprese toscane rallentano.
Rapporto ‘L’economia della Toscana’ realizzato dalla sede di Firenze della Banca d’Italia.
In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) della Banca d’Italia, nel 2022 l’aumento del prodotto regionale, più intenso nel primo semestre, è stato del 3,8 per cento. In linea con la media del Paese e più contenuto dell’anno precedente.
Secondo la relazione di Bankitalia, dopo la diffusa e intensa ripresa delle attività produttive nella fase post-pandemica, nel 2022 si è registrato un generale processo di rallentamento. Le imprese manifatturiere sono state interessate da una significativa decelerazione della produzione e delle vendite, anche estere. S fronte di una tenuta degli investimenti complessivi, che includono quelli in ricerca e sviluppo. Necessari per l’attività innovativa che si può tradurre nel deposito di brevetti.
La Toscana, evidenzia Bankitalia, si colloca al quinto posto nella graduatoria delle regioni italiane per domande di brevetto, concentrate nella meccanica, nelle tecnologie mediche e nel farmaceutico, per la presenza sul territorio di rilevanti imprese e centri di ricerca. Nelle costruzioni, dopo il recupero dei livelli pre-crisi, l’attività ha continuato a crescere, sia nel settore pubblico sia soprattutto in quello privato.
Alcuni segnali di rallentamento si sono registrati nel comparto residenziale. Per la stabilizzazione delle transazioni e la rimodulazione di alcuni incentivi alle ristrutturazioni. Nel terziario l’attività è aumentata in misura consistente, pur rimanendo ancora sotto i livelli pre‑pandemia. I flussi turistici, specialmente nella componente straniera, hanno mostrato un nuovo vigoroso incremento, e la spesa dei viaggiatori esteri è ancora cresciuta.
A dicembre scorso, illustra Bankitalia, l’inflazione sui dodici mesi, misurata dall’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), si è attestata in Toscana al 12,0 per cento, un valore lievemente inferiore rispetto al massimo raggiunto a ottobre. L’aumento dei prezzi, che ha interessato tutte le principali voci di spesa, è stato sostenuto dai prodotti alimentari (che hanno contribuito per 2,3 punti percentuali). E soprattutto, dalle spese per l’abitazione e le utenze (6,5 punti), che includono i beni energetici, come elettricità e gas. I cui prezzi erano più che raddoppiati rispetto a dodici mesi prima.
A partire da luglio scorso l’inflazione in regione è stata lievemente superiore alla media nazionale. A dicembre il differenziale rispetto all’Italia era pari a 0,4 punti ed era attribuibile quasi integralmente alle spese per abitazione e utenze, il cui peso risultava superiore nel paniere dei consumi delle famiglie toscane.
Nei primi mesi di quest’anno l’inflazione ha iniziato a ridursi, riflettendo soprattutto il marcato calo della componente energetica. A marzo in Toscana l’indice dei prezzi risultava in crescita dell’8,3 per cento sui dodici mesi, un livello ancora molto elevato nel confronto storico.
Il tasso di natalità netta delle imprese regionali è diminuito, dopo il picco del 2021. Da circa un decennio la creazione d’impresa in Toscana mostra una dinamica peggiore rispetto alle aree di confronto. Ancora più marcata per l’imprenditoria giovanile.
Tra il 2010 e il 2021 si è registrata in regione una riduzione di società giovanili pari a tre volte quella del Paese; il maggior calo è ascrivibile alla minore natalità, che si concentra nei servizi e che può essere riconducibile alla più bassa redditività delle imprese giovanili in questo settore rispetto alle altre regioni. Nonostante il significativo aumento dei costi di approvvigionamento, parzialmente traslati sui prezzi di vendita, la redditività è stata favorevole per la gran parte delle imprese. La liquidità è rimasta elevata, contribuendo a contenere la domanda di nuovi finanziamenti.
I prestiti bancari hanno mostrato un deciso rallentamento, e sul volgere dell’anno hanno iniziato a ridursi.
È inoltre proseguita la riduzione della quota di crediti erogati a imprese con maggiore probabilità di default. Ed è nuovamente risalita l’incidenza di prestiti assistiti da garanzie, soprattutto per le classi più rischiose.
Nel 2022 l’occupazione regionale, rende noto Bankitalia, è aumentata in modo diffuso tra i principali comparti; l’incremento netto di nuove posizioni nel settore privato non agricolo, in lieve calo rispetto all’anno precedente, è riconducibile principalmente a contratti a tempo indeterminato. A fronte della rapida ripresa della domanda di lavoro, è salita in tutti i settori la quota di imprese che segnala difficoltà nel reperimento di manodopera. Particolarmente stringenti per i lavoratori con qualifiche medio-alte.
Nello scorso anno le persone in cerca di occupazione sono diminuite e il tasso di disoccupazione è sceso, soprattutto per la componente più giovane della popolazione.
In un contesto di condizioni di mercato del lavoro favorevoli, nel 2022 l’indebitamento delle famiglie toscane ha continuato a crescere a ritmi elevati, sia nella componente del credito al consumo sia in quella dei prestiti per l’acquisto di abitazioni. Questi ultimi sono stati sospinti dalla domanda proveniente soprattutto dai mutuatari più giovani, beneficiari di politiche di sostegno per l’acquisto della prima casa. Le nuove erogazioni di mutui sono state pressoché in linea con quelle dell’anno precedente, frenate nello scorcio dell’anno soprattutto dalla risalita dei tassi.
Nel 2022 i prestiti al settore privato non finanziario regionale hanno significativamente rallentato. Alla crescita ancora sostenuta del credito alle famiglie si è associata la decelerazione dei finanziamenti alle imprese, in calo da dicembre. In un contesto di restrizione monetaria, le condizioni di accesso al credito si sono progressivamente irrigidite.
Nel sistema finanziario regionale è proseguito il processo di razionalizzazione degli sportelli bancari, in atto dalla crisi finanziaria globale, in relazione anche con la progressiva evoluzione dei canali digitali di offerta. Nonostante l’ulteriore riduzione delle dipendenze, la Toscana si caratterizza per una densità bancaria più elevata dell’Italia e per una più ampia diffusione degli sportelli sul territorio.