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Alluvione, il cuore grande della Toscana. Sindaci in prima linea. La prevenzione che non c’è

Alluvione, il cuore grande della Toscana. Sindaci in prima linea. Italia senza prevenzione.

E così la Toscana piange ancora una volta i suoi morti per l’alluvione.

Sembrano lontani anni luce le polemiche dei genitori con i sindaci per le scuole chiuse con allerta arancione  nei giorni precedenti la tragica alluvione che ha messo in ginocchio la Toscana.

Con allerta arancione, ancora una volta, come accadde per Livorno tra il 9 e 10 settembre 2017, la Toscana è stata colpita da morte e devastazione.

L’allarme nella sera di giovedì 2 novembre a poche ore dall‘avviso di allerta arancione con tam tam social del presidente Regione Toscana Giani. E dei sindaci, a partire da Prato, con Biffoni in video Fb. E Livorno, con Salvetti che ha mandato i banditori per le strade.

Per raccomandarsi di salire ai piani alti delle abitazioni. Di non mettersi in auto. Di non uscire di casa.

E il disastro.

Con i sindaci come sempre in prima linea. Come accadde in pandemia. Con la grande forza della Protezione Civile, dei vigili del fuoco, delle associazioni di volontariato, di tutte le forze dell’ordine.

Con il grande cuore della gente comune, tanti i giovani, subito a dare una mano per spalare il fango dalle case.  Per aiutare a buttare i ricordi di una vita sepolti dal fango.

Sindaci stravolti dal dolore, come a Prato Matteo Biffoni: “Una botta nello stomaco, un dolore che ti fa venire da piangere. Ma dopo una serata e una notte di devastazione ci tireremo su le maniche per pulire, sistemare e riportare alla normalità la nostra città”.

Sindaci che con la seconda allerta arancione subito dopo l’alluvione proclamano una sorta di coprifuoco. Come Simone Calamai, sindaco di Montemurlo oltre che presidente della Provincia di Prato. Montemurlo pesantemente colpita anche in termini di vittime.

Calamai la sera di sabato 4 novembre ha disposto che tutti coloro che abitano a piano terra salissero ai piani alti o lasciassero le case. Anche trasferiti nei centri di prima accoglienza.

Poi durante la sera è andato a bussare alle case una a una per verificare.

Sindaci che hanno battuto i pugni per chiedere aiuto. Come per Seano allagata il sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti: “Adesso basta! Hanno lasciato il Comune di Carmignano da solo”.

Sindaci che hanno chiamato l’esercito. Come Guglielmo Bongiorno, sindaco del piccolo Comune di Cantagallo in una Val di Bisenzio devastata dall’alluvione.

Sindaci giovani, eletti pochi mesi fa al loro primo mandato, che con grande forza stanno facendo valere le necessità di un territorio che ha perso tutto. Come Andrea Tagliaferri, 30 anni, sindaco di Campi Bisenzio, travolta dall’alluvione. “Siamo stremati. Siamo stati 48 ore soli con le nostre forze locali”.

Sindaci spaventati per la notte di paura come a Livorno Luca Salvetti: “La pioggia è stata spaventosa, in un’ora e mezzo sono caduti 160 millimetri di acqua, quasi ai livelli del 2017, anche come tipologia di fenomeno è stato molto simile ad allora. Ma devo dire che i lavori post alluvione fatti hanno consentito di fare una risposta più resiliente rispetto a questo fenomeno, ho visto la zona dietro lo stadio dove la portata era tre volte tanto dello stesso rio quando era tombato. Quindi i lavori sono serviti a rispondere in maniera giusta”.

Già, i lavori sono serviti a rispondere in maniera giusta, sottolinea Salvetti.

Mentre si varano misure economiche per rispondere alla tragedia e superare prima possibile la fase dell’emergenza per persone che hanno perso tutto, è del tutto evidente che anche questo disastro ha mandato ancora una volta segnali fondamentali in un’Italia troppo indietro in termini di prevenzione.

 

© Riproduzione riservata

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