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Caso Garlasco, Nordio ha ragione? Il penalista: “La via è consentire a pm solo ricorso in Cassazione”

(Adnkronos) – "Eliminare l’appello del pubblico ministero contro l’assoluzione in primo grado e consentire all’accusa il solo ricorso per Cassazione". Potrebbe essere questa la "via giuridica" per garantire il principio dell''al di là di ogni ragionevole dubbio'. Ne è convinto Carlo Bonzano, professore ordinario di diritto processuale penale presso l'Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata', interpellato dall'Adnkronos dopo le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che, prendendo spunto dal caso Garlasco, ha definito "irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna senza rifare l’intero processo".  Secondo il giurista, aderendo a questa impostazione, la situazione di stallo logico rispetto al ragionevole dubbio – verificatasi anche nel caso Garlasco – non troverebbe più spazio: "A fronte di una sentenza di assoluzione in primo grado, ove gli Ermellini accogliessero il ricorso per Cassazione proposto dal pubblico ministero rimuoverebbero (casserebbero, per l’appunto) la prima decisione di merito e restituirebbero gli atti di nuovo a un giudice di primo grado. A questo punto, il processo ripartirebbe da zero con due gradi di giudizio di merito possibili: in caso di condanna in primo grado, quindi, l’imputato potrebbe proporre appello".  La questione è quasi endemica al sistema giustizia. Il Legislatore con la legge 46 del 2006, anche detta Legge Pecorella, aveva tentato di risolverla garantendo un presunto paracadute al principio de 'al di là di ogni ragionevole dubbio' attraverso la previsione che il pubblico ministero non potesse proporre appello contro le sentenze di proscioglimento, salvo alcune eccezioni. Ma la Corte costituzionale, sentenza n. 26 del 2007, aveva bocciato la legge, definendola incostituzionale, tra l'altro nella parte in cui vietava al pubblico ministero di appellare le sentenze di assoluzione. "Secondo la Corte costituzionale, infatti, togliendo al Pubblico Ministero il potere di impugnazione, la legge avrebbe creato una disparità fra accusa e difesa", ricorda Bonzano, soffermandosi sulle ragioni tecniche poste dalla Consulta a base della decisione. Da qui lo stallo, dal momento che garantire al Pm la possibilità di appellare dopo una assoluzione inficerebbe comunque il principio dell'al di là di ogni ragionevole dubbio, in quanto sarebbe difficile ipotizzare l’assenza di dubbi ragionevoli quando il giudice di appello decide sulla scorta degli stessi elementi in forza dei quali in primo grado un altro giudice aveva assolto: la sentenza di assoluzione in primo grado resta agli atti come avvenuto nel complicato iter del caso Garlasco. Ecco perché, invece, "assicurando al Pubblico Ministero il potere di proporre esclusivamente il ricorso in Cassazione (per soli vizi di legittimità) e non anche un appello nel merito – precisa il professore di Tor Vergata – da un lato si garantirebbe la parità delle parti richiamata dalla Consulta e, dall’altro lato, si offrirebbe la possibilità di rimuovere del tutto la prima decisione di merito (se ci sono errori di diritto), con conseguente riavvio da zero del processo".  "D’altronde, la necessità di fondare la sentenza di condanna sulla certezza assoluta (con conseguente proscioglimento ogniqualvolta non si raggiunga lo standard dell’al di là di ogni ragionevole dubbio) costituisce la pietra miliare di tutti gli ordinamenti moderni, essendo il processo penale funzionale all'accertamento di un fatto di reato e a punire non un colpevole purché sia, ma solo colui il quale sia riconosciuto con certezza come il colpevole 'al di là di ogni ragionevole dubbio', appunto”. Come scriveva oltre cinquant’anni fa Giovanni Conso, ricorda il Prof. Bonzano, la condanna di un innocente sarebbe "fatto senza dubbio più grave della formulazione di un dubbio che conduce al proscioglimento di un possibile, o persino probabile, colpevole. I problemi della giustizia sono, prima di tutto, problemi di stretta legalità. Guai ad affrontarli con la pretesa di far giustizia a qualsiasi costo e di trarre, sempre e senz’altro, le estreme conseguenze!". La triplice direttrice logico-argomentativa lungo la quale si articola il pensiero del Ministro della Giustizia rispetto al caso Garlasco, secondo il Professor Bonzano, "è quindi assolutamente condivisibile: in primo luogo, l’onorevole Nordio giustamente non entra nel merito della vicenda e non intende parlare del processo in corso, che costituisce quindi solo l’occasione per affrontare un tema che investe la struttura stessa del processo penale in generale, a prescindere dalle peculiarità del caso di specie. In secondo luogo, il Ministro muove da una premessa che, come poc’anzi precisato, coincide con uno dei principi cardine di tutti gli ordinamenti più garantisti e moderni: la condanna dell’imputato esige che egli risulti colpevole 'al di là di ogni ragionevole dubbio'. Il Ministro si domanda, quindi, come possa un giudice di appello affermare la penale responsabilità dell'imputato al di là di ogni ragionevole dubbio quando quel dubbio non è stato superato da un altro giudice, o addirittura – come nella vicenda di Garlasco – da due distinti giudici di merito (la cosiddetta doppia conforme di assoluzione)".  "Veniamo al terzo snodo – conclude l'esperto di Diritto processuale penale – cioè alla ricaduta pratica del ragionamento del Ministro, che mi sembra indichi anche la via per superare la disfunzione a livello di legge: Carlo Nordio ritiene che il contrasto logico tra una condanna che faccia seguito a una precedente assoluzione (o addirittura a una doppia assoluzione) sia ancora più grave qualora – come di fatto può ben avvenire oggi nel nostro sistema – la condanna arrivi 'in corso d’opera', cioè senza che sia stato celebrato da principio un nuovo processo. A superare lo stallo, come dicevo, mi pare sia funzionale una riduzione del potere di impugnazione del Pubblico Ministero, prevedendo che la sentenza di assoluzione sia solo ricorribile per Cassazione per vizi di legittimità e non anche appellabile nel merito". (di Roberta Lanzara)     —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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