fbpx
10.7 C
Lucca
venerdì 21 Febbraio 2025
Segnala a Zazoom - Blog Directory
spot_img

Risiko bancario, Gabriele Villa: “Meno credito alle Pmi? Perché la Borsa può diventare la svolta”

(Adnkronos) – Risiko bancario, focus sulle piccole e medie imprese. Gli esperti dicono: "Bene il consolidamento, ma la finanza non divorzi dall'economia". Gli analisti lanciano l'allarme: "Attenzione alle linee di credito". Ma dietro le esternalità ecco le opportunità: ne parla all'Adnkronos Gabriele Villa, condirettore generale Integrae Sim.  
Si va verso una riduzione delle linee di credito alle Pmi?
 "L'aspettativa che tutti hanno oggi, in cui c'è un'aggregazione a livello bancario, è che la somma dei crediti che le due realtà bancarie erogavano alla singola società non sarà mai la stessa: quindi sarà probabilmente una cifra inferiore. Nella migliore delle ipotesi, poco inferiore, nella peggiore potrebbe esserci anche una drastica riduzione". 
Perché?
 "Perché due banche, anche se da un punto di vista di attivi sarebbero molto più grandi nel caso di una fusione, però ragionano con un concetto di gestione del rischio e di limitazione dell'esposizione nei confronti di un singolo emittente, quindi è molto probabile che ci sia una riduzione dell'esposizione complessiva, a tutto sfavore e danno dell'impresa che ovviamente dovrà in quel momento o razionalizzare la sua struttura finanziaria oppure trovare fonti di finanziamento alternativo". 
Quali sono le fonti di finanziamento alternative?
 "Ci sono due macro categorie di fonti di finanziamento alternative, la prima è ovviamente il debito, la seconda è il capitale".  
Partiamo dal debito
 "Partendo dal debito, un operatore non bancario struttura operazione di emissione del debito, bond normali, minibond, prestiti obbligazionari convertibili che sono nella sostanza debito che l'azienda contrae nei confronti di altri soggetti e che ovviamente dovrà restituire, ma la grande differenza è chi sono i soggetti verso i quali l'azienda è debitrice, non è più il sistema bancario, ma è il sistema finanziario 
Cioè?
 "Gli operatori specializzati vanno a collocare questo debito presso investitori istituzionali specializzati, possono essere Sgr, possono essere società di gestione, possono essere fondi di pensione, assicurazioni, quindi tutti soggetti che per mestiere investono i soldi dei loro clienti.  
Il secondo?
 "L'apertura del capitale in Borsa, quindi un'azienda può in questo caso intraprendere un percorso di quotazione, quindi di avvicinamento al mercato borsistico, raccogliendo nuove fonti di finanziamento: si tratta di soldi che entrano in azienda a livelli di capitale, si inizia un percorso un po' più articolato che vede un'azienda diventare un'azienda pubblica quotata sul mercato e le cui azioni sono liberamente trasferibili e quindi acquistabili e vendibili dagli investitori".  
Quale è il beneficio dell'apertura al capitale rispetto al sistema di finanziamento basato sul debito?
 "Un'azienda ribilancia la composizione del proprio passivo: il peso del capitale diventa più rilevante rispetto al peso del debito. Questo ha un effetto evidente anche nei confronti di successive operazioni di finanziamento: l'azienda viene percepita sia dal sistema bancario che dal sistema finanziario come più solida perché è stata in grado di rafforzare la sua capacità". 
Obiezione: c'è stata sempre una grande diffidenza da parte delle piccole e medie imprese (il nerbo del tessuto economico italiano) a finanziarsi attraverso la Borsa
 "E' vero ma con una tendenza che riserva qualche sorpresa positiva, facciamo parlare i numeri: negli ultimi 10 anni il numero di società quotate sul mercato non è sostanzialmente cresciuto purtroppo, ma se andiamo a vedere come è cambiato il listino principale che adesso si chiama Euronext Milan e il listino delle piccole e medie imprese, Euronext Growth Milan, vediamo che il numero di aziende quotate sul listino principale si è progressivamente ridotto, mentre il numero di operazioni fatte sul mercato di crescita, quindi Euronext Growth Milan, sono state molte: circa 300 offerte pubbliche iniziali (Ipo) negli ultimi anni". 
Sì, ma il piccolo e medio imprenditore ha comunque uno storico timore a quotarsi in Borsa, perché?
 
"Ha timore di perdere il controllo dell'azienda: ma è un timore infondato.." 
Perché?
 "Il regolamento di Borsa italiana prevede che l'azienda possa andare in borsa con anche solo il 10%: tradotto, l'imprenditore mantiene il 90% delle azioni e il 10% va sul mercato".  
Molti imprenditori lamentano il problema dei costi di quotazione
 "Innegabilmente il processo di quotazione ha un costo".  
Quanto, cifra più cifra meno?
 "Allora è molto difficile darle il costo della quotazione perché dipende anche dalla complessità dell'azienda e dall'ammontare della raccolta. Togliamo il concetto di collocamento che va in percentuale rispetto a quanti soldi si raccolgono, però possiamo stimare un costo di Ipo che varia dai 250mila euro ai 400 mila per la parte di strutturazione di tutta l'operazione. Però c'è un grosso però..". 
Dica
 "Lo Stato da un buon numero di anni dà un incentivo alle aziende che si vogliono quotare e riconosce un credito di imposta per il 50% dei costi sostenuti in fase di Ipo per un massimo di 500mila euro di rimborso". 
E' una sorta di booster
 "Sì ma non è il solo. Se un'azienda è anche residente in Lombardia, c'è un'ulteriore agevolazione introdotta a fine dell'anno scorso, si chiama quota Lombardia, che permette un ulteriore sgravo fiscale alle 50% delle spese sostenute in fase di Ipo, ma anche delle spese della quotazione nei tre anni successivi. Il combinato disposto di queste misure alleggerisse di molto il calibro dei costi per l'impresa". 
Con il risiko bancario questo canale di finanziamento potrebbe diventare più forte. Quale è un fattore che continua a limitarlo?
 "Quello che l'imprenditore deve ovviamente accettare è quello di rendere la propria azienda molto più strutturata, molto più managerializzata e molto più trasparente, questo è un cambio di paradigma non banale e che ovviamente per alcuni imprenditori necessita di qualche tempo per essere implementato. Poi c'è pure un'altra ragione che non riguarda gli imprenditori".  
Cioè?
 "Da circa un anno e mezzo si osserva una certa difficoltà da parte degli investitori istituzionali nell’impegnarsi attivamente nei processi di Ipo. I mercati azionari stanno attraversando una fase di liquidità più contenuta. Quando i volumi di scambio sono inferiori rispetto agli anni precedenti, gli investitori tendono a ridurre i loro investimenti rispetto al passato. È importante sottolineare che tra il 2018 e il 2020 si è verificata un’ondata di afflussi nei Piani individuali di risparmio a lungo termine (Pir), che hanno raccolto ingenti somme di risparmio dagli italiani, dando ai gestori ampie disponibilità per investire anche in società di piccole e medie dimensioni. Al termine del ciclo quinquennale dei Pir, si è verificato un naturale riequilibrio. 
Vale a dire: alcuni investitori hanno iniziato a disinvestire, riducendo così il volume delle operazioni sui mercati. E mi pare di capire che il biennio 2024-2025 sta affrontando alcune difficoltà legate a questa dinamica.
 "Esattamente. Una notizia positiva in questo contesto è l’iniziativa del Fondo dei Fondi, promossa dal governo, che offre l’opportunità di raccogliere nuovi capitali. Questo strumento prevede un equilibrio tra risorse di natura istituzionale, quindi governativa, e investimenti da parte di soggetti privati. I fondi raccolti avranno l’obbligo di essere destinati prevalentemente a società di piccola e media capitalizzazione, contribuendo così a riequilibrare la dinamica tra domanda e offerta di capitali, che negli ultimi diciotto mesi ha presentato alcune difficoltà di gestione". 
Cosa si potrebbe fare di più per spingere verso le quotazioni le Pmi?
 "L'incentivo per le aziende è stato introdotto e ora si sta avviando un’iniziativa dedicata agli investitori, il che rappresenta un passo positivo. Un aspetto che a mio avviso resta ancora critico è la complessità normativa del settore finanziario. Il quadro legislativo e gli adempimenti richiesti a un'azienda di piccole e medie dimensioni sono, di fatto, paragonabili a quelli imposti a grandi realtà come Enel o Generali. Questo può rappresentare un ostacolo, rendendo più difficile per le Pmi operare con la stessa agilità delle grandi società". 
Insomma: semplificazione
 "Le grandi aziende dispongono di uno staff e di una struttura adeguata per gestire gli adempimenti normativi e burocratici. Al contrario, per un’azienda di medie dimensioni, gli oneri dovrebbero essere proporzionati alla sua scala operativa. Non si tratta solo di costi economici, ma anche di obblighi informativi e burocratici in senso più ampio. La normativa che regola lo status societario può risultare particolarmente onerosa, soprattutto per aziende con un azionariato composto da investitori istituzionali o professionali. È fondamentale garantire la trasparenza, ma al tempo stesso una semplificazione di alcune regole potrebbe alleggerire il carico normativo per le imprese di medie e piccole dimensioni, permettendo loro di operare in modo più efficiente e competitivo". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

spot_img

Notizie correlate

Lucca
nubi sparse
10.7 ° C
14.1 °
10.6 °
73 %
1.3kmh
56 %
Ven
9 °
Sab
7 °
Dom
11 °
Lun
8 °
Mar
7 °

Ultimi articoli

SEGUICI SUI SOCIAL

VIDEO NEWS