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Pil: EY, +0,4% nel 2025 ma dazi Usa possono pesare fino a -1% in 2027

(Adnkronos) – Le proiezioni di EY per l’economia italiana indicano una crescita del Pil reale dello 0,4% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026 con una riduzione del tasso di inflazione dal 2,1% nel 2025 all’1,9% nel 2026. Ma l’incognita dei dazi continua a pesare: l’impatto complessivo sulla crescita italiana potrebbe oscillare tra il -0,5% e il -1% al 2027 rispetto ad uno scenario senza ulteriori misure tariffarie. Sono i principali dati che emergono dalla settima edizione dell’EY Italian Macroeconomic Bulletin. “Lo scenario economico internazionale – spiega Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader di EY in Italia – rimane complesso e persistono elementi di incertezza legati agli effetti delle tensioni geopolitiche, dei nuovi dazi dell’amministrazione statunitense, degli elevati prezzi di alcune materie prime così come dei tassi di interesse. Nell’Eurozona, dopo una crescita dello 0,9% nel 2024, è attesa una progressiva accelerazione nei prossimi anni, pari all’1,0% nel 2025 e all’1,4% nel 2026”. In Italia, “nonostante negli ultimi trimestri del 2024 i consumi privati abbiano ripreso un leggero vigore, anche grazie all’andamento positivo del mercato del lavoro, una nuova fonte di incertezza economica è data dalle scelte di politica commerciale della nuova amministrazione americana. In questo scenario prevediamo una crescita del PIL pari allo 0,4% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026 con un tasso di inflazione sostanzialmente allineato al parametro Bce. Infine, secondo le nostre stime, l’impatto complessivo cumulato sul PIL italiano delle politiche protezionistiche potrebbe essere compreso tra -0,5% e -1,0% al 2027 rispetto ad uno scenario baseline di mancata introduzione di nuove misure tariffarie”.  Rispetto invece ai possibili nuovi investimenti pubblici nel settore della difesa, l’analisi di EY sottolinea come “gli effetti degli stessi sulla crescita economica di breve periodo siano dibattuti, e dipendano molto dalla loro composizione. I benefici potenziali nel lungo termine possono essere positivi e permanenti”; in particolare, favoriscono “una composizione della spesa pubblica a favore delle voci di ricerca e sviluppo direttamente correlate al miglioramento della produttività del Paese”. —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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