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Natixis-Generali, l’esperto: “Parità azionaria ma i francesi possono agguantare l’1% per il controllo”

(Adnkronos) – La joint venture tra Generali e Natixis per creare un colosso del risparmio gestito cela opportunità ma anche rischi significativi, sia culturali che operativi. Così l'analista Giorgio Vintani all'Adnkronos sottolinea che la parità azionaria potrebbe rivelarsi instabile, con i francesi pronti ad agguantare quell’1% decisivo per il controllo. L’integrazione tra le due realtà appare complessa, specie se le piattaforme operative venissero divise tra Parigi e Italia. La nomina dei vertici, aggiunge, rischia di generare tensioni interne, tra gestori e risk manager, mettendo a dura prova l’armonia e la coesione del nuovo gruppo. "È un periodo di gran fermento – dice Vintani – non solo per il risiko delle banche ma anche per il risparmio gestito, con gli esteri che spesso vengono a fare shopping in Italia. Ricordo che l’Opa del Banco Bpm su Anima era stata lanciata per evitare un possibile assedio di Amundi. Ora, con Bpce e Generali intenzionati a creare uno dei gruppi più importanti del risparmio con un accordo al 50%, comincia una nuova storia", evidenzia. "Bisogna in primis premettere – continua l'analista – che tutte le società estere che hanno fatto shopping di banche o di Istituti Finanziari, come prima cosa, si sono portate il malloppo a casa. Mi viene in mente – prosegue – l’esempio di quanto accaduto a due società (in cui ho lavorato): Bnp Paribas Investment Partners, che ha acquistato l’allora Bnl Gestioni Sgr e, poco dopo, le gestioni si sono spostate a Parigi. Non è andata molto meglio a Finanza e Futuro, acquisita da Deutsche Bank – unita all’allora Deutsche Bank Fondi in Dws Investments, i cui prodotti sono stati gradualmente gestiti sempre più da Francoforte, per poi sparire del tutto".  "Il rischio principale – afferma – è culturale, e bisognerà vedere, per esempio, quale delle due entità esprimerà il direttore investimenti. Non appena sarà arrivata la nomina, metà del corpo di gestori si ritroverà infelice e poco motivata. Lo stesso vale, e potrebbe ripetersi, con l’altra metà del cielo, e cioé il risk management. Fare sentire il team della gestione come un corpo unico e coeso sarà uno dei primi problemi".  "Il secondo rischio – sottolinea – non meno importante, riguarda l’armonia di vedute tra il Presidente, l’Amministratore delegato e i consiglieri: siamo proprio sicuri che le idee e i principi che li muovono saranno veramente gli stessi? Altro pezzo da novanta – e qui sono dolori – sarà l’integrazione comune della piattaforma delle due realtà, peggio ancora se la struttura dovesse essere metà a Parigi e metà in Italia". La situazione più critica,conclude, è la percentuale azionaria in partenza – 50%/50% (sulla carta): "Io ho fiducia nel Leone, ma scommettiamo che saranno i Francesi ad agguantare quell’1% addizionale che farà tutta la differenza? Se Philippe Donnet, pure francese di suo (e questo molto probabilmente ha agevolato il deal), crede veramente alla fabbrica prodotto piuttosto che voler solo avere una rete di vendita, dovrebbe considerare di indebitarsi per eventualmente portare a casa quel che basta per raggiungere il bottino pieno". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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