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Generali, la partita di Unicredit tra Piazza Meda e il Leone

(Adnkronos) – Il risiko avanza, siamo agli intrecci: il 24 aprile si terrà l’Assemblea degli azionisti di Generali. Negli ambienti finanziari la domanda è solo una: che farà l'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, con la propria quota? L'inquilino di Piazza Gae Aulenti ha tre opzioni sul tavolo, contando almeno sul 5% del Leone: sostenere la lista proposta da Mediobanca, appoggiare il fronte guidato da Caltagirone oppure optare per Assogestioni. Secondo voci apprese da Adnkronos in ambiente finanziario, Unicredit potrebbe essere tentata proprio da quest'ultima carta, una posizione che avrebbe un pregio non da poco: non scoprire le carte e godersi una neutralità benevola da parte di tutti gli attori in campo. Naturalmente si tratta di ipotesi, scenari non confermati. Quello che è certo, spiega all'Adnkronos Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, è la complessità della partita: "Unicredit è impegnata su due fronti: quello dell'aggregazione possibile con Bpm e quello dell'aumento di peso in Commerzbank sul mercato tedesco".  Ed è da proprio dall'affaire Bpm che bisogna partire per tentare di capire un possibile intreccio (se esiste) con la questione Generali. "Orcel – dice all'Adnkronos l'analista finanziario Pietro Calì – si sta muovendo con astuzia sul Banco, cercando di non fare rilanci (anzi potrebbe valutare anche di abbassare l'offerta)". Certo è che se l'affare con la banca di Piazza Meda dovesse andare in porto, spiega Messori, "la possibilità di un potenziale attivismo di Gae Aulenti rispetto all'assemblea di Generali scemerebbe molto". Ma siccome in finanza la proprietà commutativa non vale, non è detto che avvenga il contrario: cioè se anche Unicredit dovesse cambiare il piano originario e rinunciare a un’operazione divenuta – per la questione Anima – non più conveniente (quella su Bpm), è possibile che ciò non si traduca automaticamente in un attivismo sul fronte Generali.  Incognite, congetture: tutte dipendenti dal mutare delle prospettive e degli obiettivi. "In questi scenari – spiega Messori – bisogna riflettere attentamente sui dati. È evidente che, al momento, la quota di mercato di Unicredit rispetto a quella di Intesa Sanpaolo sul mercato nazionale è significativamente inferiore", premette il professore. "Se l'obiettivo di Unicredit fosse concentrarsi sul mercato domestico, con l'idea di espandersi, in futuro, verso un mercato europeo meno frammentato, allora ci sarebbero diverse possibilità da esplorare", sostiene. "Se invece l'intento di Unicredit fosse quello di puntare, come fece del resto anni fa, a una presenza forte e incisiva nel mercato europeo (con Commerz ndr.), partendo da una solida base nazionale ma senza focalizzarsi troppo su quest'ultima, allora la traslazione automatica (vale a dire un potenziale attivismo sul fronte Generali ndr.) si demolirebbe un po'". La partita è solo all'inizio, un paio di date da cerchiare in rosso: inizio aprile per capire l’esito dell’offerta di Banco Bpm su Anima e il 24 dello stesso mese con l'Assemblea del Leone. (di Andrea Persili)  —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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