(Adnkronos) – Alla luce di un export italiano verso gli Stati Uniti che nel 2023 ha toccato i 67 miliardi di euro, il nostro paese rischia – in un aggravamento della guerra dei dazi – di perderne il 20%, pari a circa 13 miliardi. Ma – data l'ampiezza degli sbocchi per le produzioni nazionali – è possibile esplorare le opportunità attivabili nei vari mercati, andando così a compensare le eventuali perdite negli USA. E' quanto emerge da un paper elaborato da Marco Spaziani Testa, Independent Advisor EIM Italia (Executive Interim Management) che esamina in dettaglio le prospettive di crescita del nostro export, a iniziare dalla Germania che – alla luce del maci piano di investimenti in Infrastrutture (500 mld in 12 anni) offre la possibilità di aumentare categorie merceologiche che ci vedono già leader (macchinari, prodotti in ferro/acciaio, apparecchiature elettriche, materie plastiche). Secondo Spaziani Testa un incremento del 10% nei settori toccati dal piano potrebbe fare crescere le nostre vendite in Germania di 3 miliardi l'anno. Escludendo Cina e India (per i quali il nostro paese vale solo lo 0,8% di import) ci sono ampi margini anche nell'area ASEAN, mercato in crescita ma oggi sotto-penetrato che vale 700 milioni di abitanti e il 4% del PIL mondiale ma nel quale l'Italia pesa meno dell’1% delle importazioni. Da valutare anche le prospettive nel area del Mercosur per la quale le aziende italiane rappresentano il 2% del loro import con la ratifica dell’accordo di libero scambio, è possibile un aumento del 67,5% dell’export UE e questo ovviamente si tradurrebbe in un incremento delle vendite di prodotti italiani. Lo studio – consultabile integralmente sul profilo linkedin EIM Italia – pone quindi l'accento sui benefici ottenibili da una ristrutturazione della supply chain. Una leva aggiuntiva per mitigare l’impatto dei dazi è insomma la riorganizzazione della catena di fornitura, sfruttando la normativa sul “Paese di origine” doganale. In alcuni settori, il ricorso a modelli di assemblaggio locale (CKD/SKD) o la delocalizzazione di specifiche fasi produttive può portare a benefici fiscali e tariffari, come già sperimentato in Brasile. Importante valutarne costi, complessità ed eventuale reversibilità. La 'compensazione' delle eventuali perdite negli USA non sarà facile, conclude Spaziani Testa, spiegando che "serviranno progetti speciali, con risorse dedicate, anche avvalendosi di professionisti con esperienza sul campo o di figure locali che possano agevolare i contatti e lo sviluppo di relazioni con aziende e organizzazioni del paese; fondamentale sarà anche il supporto delle nostre istituzioni (Ambasciate, ICE, SACE, SIMEST)". —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Dazi: per compensare perdite in Usa export Italia dovrebbe crescere di 13 mld
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