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Battaglia per Generali, Caldato: “Incognita Unicredit ma Donnet ha fatto un ottimo lavoro”

(Adnkronos) – Il giro di valzer tra Generali e Natixis, Unicredit che sale nel capitale del Leone e sullo sfondo l'Ops lanciata da Monte dei Paschi su Mediobanca. Tra ramoscelli d'ulivo porti al governo e attenti osservatori curiosi di capire quali saranno le prossime mosse di Andrea Orcel, al centro del risiko bancario c'è un'evidenza: l'ago della bilancia per il controllo di Generali passa anche all'istituto di Piazza Gae Aulenti (che detiene il 5,2% del Leone). Appuntamento a Trieste per l'assemblea: data 24 aprile. Ne parla all'Adnkronos Fabio Caldato, Portfolio manager di AcomeA Sgr.  
Cosa ritiene che sia utile per Orcel? Sceglierà Mediobanca che ricandida Donnet o sosterrà Assogestioni aiutando Caltagirone?
 "Il puzzle sul sistema finanziario italiano rende arduo prevedere le mosse dei vari attori e gli equilibri in Generali raggiungono il picco in tal senso. Siamo, invece, più confidenti nel capire l’ottimo lavoro fatto da Donnet e il suo team, certificato dai numeri recenti del Leone". 
Donnet, parlando di golden power su Natexis e acquisto Btp, sta corteggiando il governo?
 "L’operazione Natixis è da ritenersi estremamente positiva, in un contesto di competizione globale nell’industria dell’asset management, dove la size conta sempre di più; il messaggio di Donnet è certamente mirato a rassicurare due tipi di ascoltatori: in primis, chi teme un 'merger senza padroni' vista la fusione proposta 50-50 (ribadendo il fatto che l’Ad sarebbe di nomina Generali) e poi la parte politica (ribadendo che non ci sarebbero modifiche sulle politiche di asset allocation ovvero che il debito italiano rimarrebbe parte integrante degli acquisti)"  
Altra domanda sul risiko: qualcuno parla di Bper-Sondrio come il gruppo 'più efficace' che potrebbe uscire fuori dalla partita. Ma gli azionisti della Sondrio sembrano spingere per l'arrocco..
 "La fusione si farà e il management di Sondrio alimenta comprensibilmente alcune tensioni ma, a nostro parere, per ottenere un’offerta più favorevole nei dettagli più che per bloccare l’operazione. Mi pare opportuno sottolineare come una cospicua parte dell’azionariato della banca lombarda sia proprio costituita da piccoli azionisti locali. Questo dà, da un lato, forza al management, ma lo costringe anche a 'mostrare' una certa proattività nel fare il loro interesse". 
Quindi?
 "I recenti sviluppi vanno proprio in quest’ottica, che rimane sana e non preclude poi scelte più strategiche e meno localistiche". 
Ma Pedranzini, amministratore delegato dell'istituto valtellinese, ha detto: "Bper è un miscellanea di tante 'razze', quando noi crescevamo stand alone, Bper cresceva per aggregazioni e ora si presenta in una logica di terzo polo"
 "Non crediamo che la citata ‘miscellanea’ sia un problema concreto per la banca emiliana, soprattutto in un contesto bancario ormai divenuto standardizzato nella sua parte più strategica e di lending".  (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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