PRATO – “Sono preoccupato per quello che sta accadendo, so che esiste una adeguata consapevolezza del fenomeno che stiamo fronteggiando, spero ce ne sia altrettanta sulla necessità di revisionare il sistema di accoglienza a fronte degli arrivi previsti nelle prossime settimane”. Così Matteo Biffoni, sindaco di Prato, presidente Anci Toscana, delegato Anci immigrazione. Spiega Biffoni: “Abbiamo un’interlocuzione costante con il ministeri di Interno e Lavoro, così come con la Protezione civile nazionale, che ringrazio. Ho qualche perplessità su una gestione dell’accoglienza di modalità emergenziale”.
Il sindaco ha voluto ricordare quanto accaduto sui territori con gli sbarchi dell’estate 2016, quando il sistema di accoglienza andò in difficoltà davanti a 180mila persone che arrivarono in Italia.
“Molti sindaci si ricordano lo sforzo per far fronte a quegli arrivi con i sistemi prefettizi dei Cas e quelli comunali dei Sai, allora Sprar – ha sottolineato Biffoni -. Se replichiamo pedissequamente quel modello senza introdurre ulteriori elementi sostanziali, senza stanziare le risorse necessarie, il sistema salta.
Oltre ai 700/800 mila ucraini in arrivo, ricordiamo che il l’ingresso a nord-est dai Balcani non si è mai fermato e tra poche settimane è plausibile riprendano gli sbarchi. In questo contesto bisogna cambiare prospettiva, l’accoglienza in famiglia va normata e comunque non è la soluzione definitiva, non può reggere questi numeri”.
Due le richieste avanzate al Governo da parte dei sindaci che Biffoni ribadisce. Innanzitutto la ripartizione delle competenze, che deve essere più articolato: “Tutta l’assistenza sanitaria deve essere a carico delle Regioni, l’accompagnamento sui territori deve essere esclusivo appannaggio dei Comuni, perché riguarda inclusione scolastica, mediazione culturale, mediazione linguistica e così via”.
Inoltre, risorse adeguate ai Comuni per garantire la copertura del costo dei minori e il buon funzionamento dei servizi sociali, per i quali si sollecita lo sblocco delle assunzioni, e per l’impiego delle professionalità necessarie.
“Il rapporto con il terzo settore è fuori da ogni discussione, ma la contrattualizzazione deve essere a livello locale perché i servizi necessari ricadono sui territori – aggiunge Biffoni, che lancia l’allarme sulla necessità di tante risorse per i Comuni -. Questa è una sfida epocale, dobbiamo dare un’accoglienza degna e strutturata a chi fugge dalla guerra”.