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Non solo vino: la qualità certificata fa ricca la Toscana. Boom di valore per terreni e casolari

FIRENZE – In un mondo scosso da tensioni geopolitiche e incertezze di mercato, la Toscana trova nella sua terra la risorsa più solida. È quanto emerge dal Rapporto Ismea-Qualivita 2025, che fotografa lo stato di salute delle Indicazioni Geografiche (Dop, Igp e Stg). Se a livello nazionale il settore sfiora i 21 miliardi di euro di valore, è nella nostra regione che si registrano alcune delle dinamiche più interessanti e virtuose.

Il mattone “al sapore di vino” vale oro. C’è un dato che più di tutti racconta il successo del modello toscano: l’impatto sul patrimonio immobiliare. La reputazione dei grandi vini non riempie solo i calici, ma valorizza la terra. Secondo il rapporto, negli ultimi dieci anni, i prezzi di abitazioni e terreni nelle zone vitivinicole di pregio hanno registrato un’impennata record. In Toscana si tocca un incredibile +162 per cento. È la dimostrazione che la qualità enologica è un asset patrimoniale. Chi vive e lavora in questi territori possiede una ricchezza che va oltre il prodotto agricolo, trainata da un Turismo Dop sempre più fiorente che cerca cantine, bellezza e autenticità.

I Consorzi come sentinelle del paesaggio. Questa ricchezza, però, va difesa. Il rapporto evidenzia come il paesaggio produttivo sia oggi minacciato da progetti infrastrutturali invasivi, come i parchi eolici. Qui entrano in gioco i Consorzi di tutela, che si sono trasformati in veri difensori del territorio. Vengono citati espressamente il Consorzio del Morellino di Scansano e il Consorzio dei Vini di Suvereto. Insieme ai Comuni, si sono fatti parte attiva per bloccare speculazioni che rischierebbero di compromettere un paesaggio unico al mondo. La tutela della DOP diventa così tutela dell’ambiente e dell’identità locale.

Un argine contro l’abbandono. Il sistema delle indicazioni geografiche si conferma un motore sociale. In Toscana, la Dop economy impedisce lo spopolamento delle aree interne. Le filiere di qualità distribuiscono valore, attirano giovani imprenditori agricoli – più tecnologici e sensibili all’ambiente – e garantiscono occupazione. Inoltre, la diversificazione del reddito è una chiave vincente: oltre un terzo degli agriturismi italiani produce almeno un prodotto IG. La Toscana, regina dell’accoglienza rurale, è capofila di questo modello che unisce agricoltura, turismo e vendita diretta.

Le sfide future. Non mancano le nubi all’orizzonte. L’instabilità globale e la crisi del multilateralismo mettono a rischio l’export, che pure è cresciuto dell’8,2 per cento. C’è poi la minaccia dell’Italian sounding e la concorrenza di Paesi come la Turchia, sempre più aggressivi nel registrare i propri marchi. Ma la Toscana, forte del suo legame indissolubile tra prodotto e territorio, ha le carte in regola per resistere e continuare a crescere.

REDAZIONE

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