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Made in Tuscany, export record con Firenze e Siena

Made in Tuscany, export record con Firenze e Siena.

Con 3,3 miliardi di euro la Toscana non ha mai esportato così tanto nel mondo.

I prodotti più esportati sono vino, olio, piante, pasta, piante, frutta ed ortaggi.

A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi al 2022.

La Toscana non ha mai esportato così tanto nel mondo. Firenze con 878 milioni di euro (+25%) e Siena con 643 milioni di euro (+12%) guidano la classifica delle province toscane con la maggiore vocazione esportativa dando un contributo fondamentale allo storico traguardo dei 3,3 miliardi di euro di prodotti Made in Tuscany venduti oltre i confini.

Il 74% in più rispetto a dieci anni prima.

Dopo Firenze e Siena, che da sole valgono 1,5 miliardi di euro, quasi la metà dell’intero valore di esportazioni (46%), al terzo posto della classifica delle province si posiziona Pistoia con 562 milioni di euro (-1,5%) spinta dal vivaismo ornamentale che produce il 90% dell’intero export regionale del settore. Poi Lucca con 361 milioni di euro (+13%), Arezzo con 280 milioni di euro (+10%), Livorno con 233 milioni di euro (+7%), Grosseto con 185 milioni di euro che fa registrare il secondo più alto incremento tra le province (+14%), Pisa con 158 milioni di euro (+9,5%) ed infine Prato con 34 milioni di euro (-14%) e Massa Carrara, in forte flessione, con 3,3 milioni di euro (-19%).

Coldiretti Toscana con il presidente Fabrizio Filippi: “E’ un risultato maturato in un contesto geopolitico complicato che rafforza il primato di riconoscibilità internazionale delle nostre produzioni e dimostra la straordinaria capacità di penetrazione nei mercati stranieri di vino, olio, formaggio e pasta regionali. I consumatori di tutto il mondo vogliono mangiare toscano perché i nostri prodotti sono sinonimo di sicurezza, trasparenza e genuina alimentazione ed evocano qualità, bellezza e paesaggio. I prodotti del nostro paniere sono entrati nelle abitudini dei consumatori stranieri che ora li consumano regolarmente. Non è più un consumo spot o legato a momenti speciali. Contestualmente alle nostre eccellenze stiamo esportando un modello di alimentazione sano che è alle fondamenta della dieta mediterranea: varietà ed equilibrio senza eccessi. Purtroppo la visione miope e discriminatoria di alcuni paesi dell’Unione Europea vorrebbe imporre etichette allarmistiche sul nostro cibo e sui nostri vini equiparandoli alle sigarette. Pura follia. Stiamo combattendo per evitarlo”.

Poi Filippi: “L’altra grande minaccia arriva dalle multinazionali del cibo sintetico pronte ad inondare il mercato mondiale di carne, pesce e latte prodotto nei bioreattori spezzando per sempre il legame tra uomo, natura e paesaggio. Per fermare la deriva dei cibi artificiali serve una legge del nostro Governo: la proposta di un disegno di legge c’è già, ora serve un ultimo sforzo per discuterla ed approvarla in Parlamento. La nostra mobilitazione va avanti. In pericolo ci sono, solo nella nostra regione, 52 mila imprese agricole e 70 mila occupati e tutto l’indotto diretto ed indiretto del turismo rurale di cui gli agricoltori sono assoluti protagonisti”.

Germania e Francia sono i Paesi del vecchio che più importano insieme al Regno Unito, poi gli Stati Uniti d’America ed il Canada. Mercati dove le 89 produzioni a denominazione, tra Dop e Igp, sono molto richieste perché garantiscono tracciabilità, trasparenza, qualità e un legame con il territorio.

 

© Riproduzione riservata

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