“Da anello debole del mercato del lavoro a fattore di crescita, autoaffermazione arricchimento dell’economia e e della società”.
E’ questo l’obiettivo delle politiche che la Regione Toscana mette in campo per rafforzare la presenza delle donne sul lavoro e in tutti gli ambiti della società, a sostegno della parità e della diffusione di una cultura di genere.
Un obiettivo ambizioso “che può contare, per i prossimi sette anni, su un prezioso alleato: l’Europa”.
Se n’è parlato nel corso dell’incontro di Palazzo Strozzi Sacrati, in Sala Pegaso, “L’Europa per le donne”, uno dei tasselli principali nell’ambito della cinque giorni organizzata dalla Regione “La Toscana delle donne”.
Come spiega Regione Toscana, a fare la parte del leone, fra gli strumenti di cui la Regione dispone per le sue politiche a sostegno delle donne, è il Fondo sociale europeo: per il periodo 2021-27 il programma regionale Fse prevede, per la Toscana, 319 milioni e 400 mila euro per interventi di sostegno alle politiche pubbliche finalizzate alla parità di genere (conciliazione vita-lavoro, servizi infanzia, anziani, disabili ecc).
Di questi, 277 milioni finanzieranno gli interventi specifici per la parità di genere (36 milioni), servizi per l’infanzia (233 milioni) e altri interventi per la conciliazione vita-lavoro (44 milioni). Altri 6,4 milioni saranno dedicati ai percorsi di reinserimento socio – lavorativo delle donne vittime di violenza.
Dei 36 milioni destinati agli interventi per la parità di genere, ovvero specificamente pensati per le donne, vi sono incentivi per azioni innovative a sostegno del welfare aziendale (15 milioni), incentivi e percorsi di sostegno all’occupazione femminile (11 milioni), incentivi ad azioni di mainstreaming (9,3 milioni) e di mentoring (700mila euro).
Se l’Fse costituisce la principale leva finanziaria e programmatica, la Toscana può contare anche su altri strumenti a favore delle donne: dal Piano di sviluppo rurale al Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) per arrivare al Programma Italia Francia Marittimo. In questi programmi, pur non essendo previste misure o bandi specifici, “è forte l’attenzione posta alla specificità e al ruolo delle donne”.
“I fondi strutturali europei, insieme alle risorse regionali e alle nuove risorse che stanno arrivando e arriveranno dal Pnrr, saranno per noi centrali per riuscire a programmare azioni, politiche, finalizzate a raggiungere piene e reali pari opportunità in tutti gli ambiti perché quando parliamo di pari opportunità lo dobbiamo fare in maniera trasversale”. Lo ha detto l’assessore a istruzione, formazione, lavoro università e pari opportunità Alessandra Nardini.
“Penso al tema dell’occupazione femminile, a come riuscire a sostenerla e a sconfiggere quel fenomeno di segregazione orizzontale e verticale che nel mondo del lavoro ancora oggi limita le donne. Poche donne ai vertici, carriere intermittenti, intollerabili disuguaglianze rispetto alle retribuzioni, maggior ricorso al part time, contratti più precari, presenza femminile quasi solo in alcuni ambiti, tipicamente quelli peggio retribuiti, scarsa presenza nei settori relativi alle cosiddette materie Stem già a partire dai percorsi di studio, eppure stiamo parlando di settori che oggi offrono grandi opportunità. C’è un grande tema culturale, dagli ancora troppo radicati stereotipi di genere e ai retaggi culturali che ancora oggi persistono nella società, fino al carico di cura che continua a gravare quasi solo sulle spalle delle donne. Dobbiamo quindi potenziare il nostro impegno sul fronte delle politiche educative e di welfare, ma anche favorire una più equa distribuzione del tempo di cura all’interno delle coppie. Su questo occorre un grande cambiamento culturale perché oggi molto spesso parliamo di conciliazione e lo facciamo quasi esclusivamente al femminile, invece dovremmo parlare di condivisione. I grandi cambiamenti culturali non possono che partire dalle giovani generazioni, per questo siamo convinte e convinti che il ruolo della scuola sia fondamentale per promuovere una cultura di parità e rispetto e per destrutturare gli stereotipi di genere, obiettivo che abbiamo inserito, dallo scorso anno, anche nelle linee guida dei Pez, i Progetti educativi zonali finanziati da Regione Toscana, che è azione centrale nelle misure previste con il rifinanziamento della legge 16/2009 ‘Cittadinanza di genere’ e che ci ha spinti a volere il progetto ParTime di cui si è parlato anche stamani, realizzato grazie ad Indire. Formare educatrici e educatori dei nostri servizi per l’infanzia, docenti e personale scolastico delle scuole di ogni ordine e grado è fondamentale perché siano a loro volta moltiplicatrici e moltiplicatori di questa cultura”.