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La corsa all’oro dell’intelligenza artificiale

Il trend dell’intelligenza artificiale non calerà tanto presto, questo è certo, ed è destinata senza dubbio a cambiarci vita ed abitudini. Da esperto di settore mi permetto una provocazione, non giurerei che lo faccia così presto come alcuni sostengono. Sul come poi è tutto da vedere, le idee chiare non ce l’hanno neanche i big, Elon Musk ad esempio una volta afferma che potrebbe distruggere l’umanità, la volta dopo che il lavoro sarà un hobby.

Amazon, Apple, Google, Meta, OpenAI, Nvidia, Microsoft e altri player, grandi e piccoli che siano, si stanno gettando a capofitto in una corsa contro il tempo per arrivare prima, per piantare la bandiera, scatenando l’effetto wow da parte dei media per provocare la corsa all’oro degli investitori.

Chi è nel settore tech riconosce le tracce di passate situazioni, dalla bolla dei primi anni duemila, dalla guida autonoma al boom delle criptovalute e agli NFT crollati nella polvere.
Inizia sempre con una attenzione spasmodica, seguita da annunci sensazionali, provocazioni, dimostrazioni fantascientifiche che lasciano a bocca aperta. Poi lentamente qualche indizio che fa vedere una crepa compare, poi velocemente si arriva all’esplosione della bolla che permette di vedere la realtà come è davvero, con tutti i suoi difetti e le sue reali potenzialità.

Ho già parlato in un articolo precedente delle difficoltà e degli errori che può generare ad esempio l’intelligenza artificiale generativa, notizia di questi giorni il consiglio di Google Overview di mettere la colla sulla pizza. Nonostante questo l’abbiamo iniziata ad utilizzare tutti i giorni, a volte ci velocizza, a volte ci complica, e spesso non facciamo caso agli avvisi dei vari servizi che ci dicono che i risultati possono essere imprecisi ed errati.

Esempio di altro tipo è l’uscita di AI Pin, un wearable che prometteva di essere un assistente intelligente, che ha raccolto 240 milioni di dollari per un flop colossale alla sua uscita e che adesso sta cercando un compratore. Stessa sorte toccata a Rabbit R1.

Quindi meglio non farne di niente? Nient’affatto, l’intelligenza artificiale può velocizzare moltissimi compiti di routine da una parte e analizzare dati in maniera innovativa dall’altra. Altri compiti invece non saranno probabilmente mai affidati all’AI, non perché tecnicamente non né sarà in grado, ma perché alcune attività sottendono a delle responsabilità non demandabili ad una macchina.

L’approccio migliore oggi quindi è guardare tutto questo con curiosità, entusiasmo ma anche un po’ di spirito critico e diffidenza, osservando che cosa di tutto questo resterà.

Luca Finocchiaro

© Riproduzione riservata

Imprenditore digitale con un background di vent’anni nel campo dell’informatica e della tecnologia. Con la sua azienda Oimmei Digital Consulting ha supportato la crescita di numerose realtà imprenditoriali di successo.
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