Recentemente ho ripreso a scrivere il ‘Diario di Firenze’, l’avevo iniziato quasi subito dopo aver finito il ‘Diario di Livorno’, anche perché ho costruito un grosso progetto attorno ai diari di un cambiamento climatico, che vorrei portare avanti passo dopo passo e senza fretta.
Una delle tante idee che stanno dietro al progetto è quella di scrivere diari di altre città per arrivare a 12 storie che si intrecciano e per affrontare diversi aspetti del cambiamento climatico. Il ‘Diario di Firenze’ è in cantiere dal 2022, ed è profondamente ispirato dall’estate che avevamo passato quell’anno, quindi il tema principale era la siccità e di conseguenza tutte le problematiche legate alla gestione delle acque… ma poi è uscito il film di Virzì e mi sono fermato. Mi sembrava di copiare, per di più un altro livornese!
Per questo poi è nato lo spettacolo-reading ‘Fango Secco’ e non un nuovo ‘Diario’.
Rileggendo quello che ho scritto, ho buttato via la storia che stavo creando (non emozionava come quella di Livorno), ma mi sono affezionato ad alcuni personaggi che sto riciclando, così riprendendo in mano gli appunti presi per lo spettacolo, ho pensato di dedicare questo articolo alle tematiche che affronterò nel ‘Diario di Firenze’, anche con la sincera speranza di fare ordine e di chiarirmi le idee per costruire una nuova storia.
Prima di iniziare devo fare un appunto sulla mia rubrica: questo è il secondo articolo che dedico a uno dei tanti aspetti del cambiamento climatico, è vero, ma è difficile pensare a un futuro dove questa tematica non condizionerà la vita dei nostri figli e nipoti: il mondo che conosciamo sta mutando troppo velocemente, e non parlo di tecnologia, parlo di clima. La velocità è tale che molte specie animali e vegetali si stanno avviando all’estinzione per la repentina trasformazione del loro habitat, e alla base di questi cambiamenti ci sono condizioni che stanno mutando che vanno a influire sul ciclo dell’acqua.
Le conseguenze di queste mutazioni le possiamo vedere già oggi anche in Italia: quest’anno abbiamo già vissuto alluvioni e siccità in contemporanea, nevicate fuori stagione, violente grandinate e anche esondazioni; a livello mondiale il 2024 è già l’anno più caldo registrato in era moderna (le acque dei mari e oceani sono circa 0,5° più calde dell’anno scorso anche grazie all’ultimo periodo de El Niño e questo si ripercuote ovunque), andando all’estate scorsa, dal 5 al 7 luglio del 2023 per la prima volta, la temperatura media globale ha superato 17° (la temperatura media di riferimento sarebbe tra i 14° e 15°), e quest’anno, nonostante che El Niño stia scemando, sono attese temperature globali maggiori a quelle dell’anno scorso… e sto raccontando solo le prime conseguenze della mutazioni di cui parlo.
Ma cosa comporteranno queste mutazioni nel 2100?
La risposta breve è “Niente di bello”.
La risposta più lunga non è in grado di darla nessuno, ma possiamo giocare a immaginare.
Escludendo l’inevitabile innalzamento del livello del mare di cui ho già parlato, saranno proprio i mari e oceani a condizionare le nostre vite. Prima ho scritto che il ciclo dell’acqua viene influenzato da alcune condizioni che stanno mutando, ma cosa intendevo?
Partiamo dal capire quali sono le fasi del ciclo dell’acqua:
Evaporazione e traspirazione: l’acqua presente negli oceani, mari, laghi, fiumi e suolo evapora grazie all’energia solare, trasformandosi in vapore acqueo, mentre le piante assorbono l’acqua dal terreno e la rilasciano nell’atmosfera sempre sotto forma di vapore acqueo attraverso la traspirazione.
Condensazione: il vapor acqueo sale nell’atmosfera e si raffredda, condensandosi in minuscole gocce d’acqua che formano le nuvole.
Precipitazione: le gocce d’acqua nelle nuvole, quando diventano troppo pesanti, cadono sulla Terra sotto forma di pioggia, neve o grandine.
Infiltrazione: parte dell’acqua precipitata si infiltra nel terreno, ricostituendo le falde acquifere e contribuendo al flusso delle acque sotterranee.
Scorrimento: l’acqua che non viene assorbita dal terreno scorre sulla superficie terrestre formando ruscelli, fiumi e infine raggiungendo gli oceani e i mari.
Il ciclo dell’acqua rimarrà invariato finché la temperatura media del pianeta resterà entro certi limiti, ma ciò che può cambiare sono le forme in cui si manifesteranno alcune delle sue fasi. Prima di andare avanti, è necessario capire quali siano le condizioni che stanno mutando e influenzando le fasi del ciclo dell’acqua. Si possono esemplificare in tre punti interconnessi:
- Quantità di vapore acqueo in atmosfera (e CO2 equivalente in atmosfera)
- Temperatura atmosferica
- Temperatura degli oceani
Questi tre fattori creano un ciclo di feedback positivo, ovvero che si autoalimenta: il vapore acqueo è il gas serra più impattante, quindi una maggiore quantità di vapore acqueo significa temperature più alte, che a loro volta scaldano gli oceani, aumentando l’evaporazione delle acque di superficie.
Temperature più alte possono portare a un aumento della capacità dell’aria di trattenere l’umidità, che può rendere il processo di condensazione più variabile. Questo può provocare precipitazioni più intense e variabili, con alcune regioni che subiranno nubifragi sempre più forti e altre che sperimenteranno periodi di siccità e stagioni sempre più aride.
E quindi cosa accadrà in Italia?
In Italia vivremo sicuramente situazioni più estreme: il Mediterraneo, essendo un mare chiuso, tende a scaldarsi più rapidamente degli oceani e i fenomeni descritti in precedenza saranno la quotidianità. Come è già successo quest’anno, le piane alluvionali (principalmente pianura padana e valdarno) e la costa nord-tirrenica saranno interessate da grandi precipitazioni, mentre le regioni meridionali e le isole nel 2100 faranno parte, assieme alla Spagna e meridionale, del nuovo Sahara europeo, perché sarà già iniziato il processo di desertificazione a causa delle temperature sempre più alte, inoltre le regioni meridionali saranno sempre più interessate dal fenomeno degli uragani mediterranei.
Questo è il quadro per niente rassicurante che mi immagino possano affrontare gli italiani nel 2100, mi baso sulle mie conoscenze che non è detto siano aggiornate o corrette, ma credo che quanto ho scritto sopra sia plausibile, e quindi mi chiedo anche se continueremo indifferenti nel non provare a fare nulla: cerco di capire se qualcuno sta già pensando a mettere dei freni a questa folle accelerazione, e per fortuna qualcuno che ci prova c’è, ma sono gruppi di ricerca isolati e non supportati: i tentativi che vengono fatti sono soprattutto per cercare nuove fonti energetiche per abbattere le emissioni di CO2 extra, ma lo studio che secondo me è fra i promettenti e visionari è uno studio per estendere le superfici polari, che in questo momento è in fase di sperimentazione nella Cambridge Bay, questo permetterebbe di contrastare lo scioglimento dei ghiacciai, e aumentare la superficie riflettente del pianeta che porterebbe alla diminuzione dell’assorbimento di radiazioni solari e di evaporazione delle acque.
L’uomo è sempre stato pieno di risorse e soluzioni a problemi che lui stesso crea, per questo sono convinto che esista un “freno” che possa rallentare l’accelerazione causata dal cambiamento climatico, ma dal mio punto di vista, il problema principale rimane la poca consapevolezza generale della popolazione e la politica che continua ad ignorare il cambiamento climatico, mentre si sta concentrando su problemi economici e giochi di potere, ignorando un problema ancora più grande che -ad esempio- apparentemente non ha nulla a che fare con l’economia, ma che se trascurato può causare la più grande crisi economica globale mai vissuta… eppure abbiamo già vissuto crisi economiche che oggi riusciamo a collegare a problematiche ambientali legate al cambiamento climatico, come ad esempio la crisi economica del 2007 che per alcuni studiosi è legata all’insolvenza delle assicurazioni dopo l’uragano Katrina del 2005, ma come sempre, la memoria è sempre troppo corta!