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Lucca, l’impresa di Riccardo Bergamini in vetta al Khosar Gang

LUCCA – Riccardo Bergamini e Matteo Stella sul Khosar Gang, 6401 metri, nella Shigar Valley, nella regione del Gilgit Baltistan, Pakistan.

Una vera e propria impresa quella dell’alpinista lucchese con il compagno di cordata di Courmayeur.

Bergamini rivive con noi la grande avventura sull’Himalaya incorniciata non solo col tricolore, ma anche con il gagliardetto della Lucchese.

Una spedizione alpinistica “che si è rivelata sfidante, dura e pericolosa a causa del maltempo, delle condizioni della montagna e di qualche disavventura”.

I due alpinisti, già compagni di cordata l’anno scorso su una vetta inviolata in Nepal  e nel 2019 sul Denali in Alaska, sono arrivati a Islamabad in data 11 ottobre e hanno iniziato il trekking per il campo base dal villaggio di Sildi, 2300 metri circa, il 14 ottobre.

“Poiché le previsioni non promettevano molti giorni buoni per muoversi in quota, abbiamo iniziato a lavorare subito in parete depositando materiale a 5200 metri. Una rotazione utile anche a capire che le condizioni della montagna che già a quella quota erano peggiori del previsto, con neve fresca e instabile soprattutto nei pendii rocciosi dove occorreva arrampicare”. 

“Per sfruttare a pieno la finestra meteo che si sarebbe chiusa il 19 ottobre con nevicate e instabilità il 17 ottobre” i due alpinisti sono di nuovo sulla montagna.

“Tornati al campo 2 ci siamo resi conto che gli animali ci hanno portato via tutto il cibo, oltre che lasciarci vari escrementi dentro la tenda. Quindi oltre a ripulire la tenda, il giorno dopo abbiamo dovuto intraprendere la scalata senza mangiare”.

E racconta Bergamini: “Il giorno della vetta la salita si è resa di nuovo complicata dall’instabilità della neve su alcune creste rocciose, poi, arrivati sotto ad un grande seracco, la musica è cambiata radicalmente. Abbiamo dovuto più volte arrampicare su ghiaccio, ghiaccio nero su pendii di almeno 50 gradi. Qualche centinaio di metri di scalata e ancora un grande seracco, ma questa volta però non era possibile aggirarlo e abbiamo dovuto scalarlo. Non è stato semplice per il duro ghiaccio e la terminale da attraversare che sembrava aprirsi sempre più, ogni volta che la guardavamo. Restavano le ultime decine di metri di salita e quando tutto sembrava concluso, ad un tratto ho cominciato a sprofondare nella neve, che arrivava anche fino alla vita e onestamente a 7/8 metri dalla vetta credevo che non c’è l’avremmo fatta”.

Poi Bergamini: “Malgrado l’intenzione della partenza fosse quella di aprire una nuova linea mai intrapresa da nessun alpinista al mondo, abbiamo dovuto rinunciare. Non abbiamo potuto cercare e fare una via nuova. Le condizioni pessime della montagna non lo consigliavano. Onestamente, forse la cosa più ragionevole era tornare indietro. Il rischio valanghe nell’ultimo tratto di salita era evidente. In vetta ci siamo abbracciati, qualche foto e dopo circa 10 minuti abbiamo intrapreso la discesa che non si prospettava proprio come la gita domenicale”.

“La salita in generale è stata tecnica, negli ultimi 100 metri mi sembrava di essere ad 8000 metri, quando senza bombole d’ossigeno fai 20 passi e poi stai 1 minuto a respirare, causa neve profondissima. È stata una vera avventura, quasi 5500 metri di scalata e salita in 4 giorni, tornati al campo 2 dalla cima, abbiamo avuto appena il tempo di impacchettare la tenda e tutto il materiale per riprendere la discesa. Poco dopo intrapresa l’ultima discesa ha iniziato a nevicare ma alle 18, ormai al buio, abbiamo raggiunto il campo base”.

Le autorità pakistane riferiscono che Bergamini e Stella sono i primi italiani ad aver salito questa cima. 

Un altro grande tassello per l’alpinista lucchese Riccardo Bergamini, che in passato ha scalato montagne di oltre 8000 metri senza l’utilizzo delle bombole d’ossigeno. 

Sul futuro: “Si dice che la fame vien mangiando e probabilmente è vero. Prima ancora di riprendere l’aereo per l’Italia ho chiesto informazioni riguardo una montagna alta circa 7500 metri situata tra il Pakistan e l’Afghanistan. Un’idea che mi stimola molto ma un altro mio nuovo sogno sarebbe tornare a scalare una cima di oltre 8000 metri”

© Riproduzione riservata

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