STAZZEMA – Una folla di autorità, cittadini e ragazzi, hanno partecipato stamani (12 agoto) all’81esimo anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema, accogliendo con affetto la sindaca di Genova Silvia Salis.
Tanti affezionati si sono ritrovati, ad iniziare dalle 9, davanti alla chiesa del Parco nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema, il luogo più significativo della strage del 12 agosto 1944. Nonostante l’afflusso di pubblico, con la chiusura della strada e l’istituzione di 4 navette gratuite, la gestione del traffico ha funzionato. I temi trattati dal Sacrario, dall’oratrice ufficiale Silvia Salis e dal sindaco di Stazzema Maurizio Verona, sono stati il conflitto di Gaza, il fascismo, e il ricordo dei tragici eventi in cui i soldati delle SS aiutati dai fascisti commisero un crimine di guerra uccidendo centinaia di bambini, donne e anziani. Intervenuti da Col di Cava anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani (che ha definito Silvia Salis “la nuova voce italiana della politica”), il presidente dell’associazione Martiri di Sant’Anna Umberto Mancini e i ragazzi italiani e tedeschi della nona edizione del Campo della Pace. La cerimonia si è conclusa con il canto dell’inno di Mameli intonato dai bambini del coro delle voci del Pucciniano di Torre del Lago.
In apertura la lettura del messaggio del presidente Sergio Mattarella: “Oggi le guerre tornano a gettare le loro ombre spettrali, con la ferocia che la storia già ci aveva mostrato e che speravamo per sempre dissolta. L’eccidio di Stazzema, la ferita indelebile impressa nella nostra storia, rappresenta un pungolo per richiamare alla responsabilità di respingere la violenza dell’uomo contro l’uomo, per costruire convivenza, rispetto del diritto fra eguali. La centralità della persona umana e il valore della comunità in cui vive sono il lascito esigente di chi ha vissuto gli orrori e lavora per ricostruire. Il 12 agosto del 1944 si compì a Sant’Anna e nelle frazioni di Stazzema un eccidio tra i più sanguinosi ed efferati della Seconda Guerra Mondiale. Oltre cinquecento persone, donne, anziani, sfollati, tanti bambini, vennero trucidate senza alcuna pietà e molti dei loro corpi accatastati e bruciati. Uno spaventoso calvario, divenuto simbolo degli orrori delle guerre, della logica di annientamento delle SS, delle disonorevoli ed esecrabili complicità fasciste. La Repubblica riconosce in questo luogo di martirio, in questo sacrario civile, una delle sue più profonde radici”. “Dall’abisso del dolore e della sofferenza la comunità di Stazzema e, con essa, l’Italia intera – ha proseguito il presidente della Repubblica -, hanno trovato le forze per riscattare la disumanità degli oppressori, per edificare su basi nuove la dignità delle persone, la libertà per tutti, la democrazia, la pace. La memoria è la condizione che tiene unite le generazioni nel progredire dell’identità di un popolo, tiene vigili le coscienze perché violenza, odio, volontà di dominio non abbiano a prevalere. Oggi le guerre tornano a gettare le loro ombre spettrali, con la ferocia che la storia già ci aveva mostrato e che speravamo per sempre dissolta. L’eccidio di Stazzema, la ferita indelebile impressa nella nostra storia, rappresenta un pungolo per richiamare alla responsabilità di respingere la violenza dell’uomo contro l’uomo, per costruire convivenza, rispetto del diritto fra eguali. La centralità della persona umana e il valore della comunità in cui vive sono il lascito esigente di chi vissuto gli orrori e lavora per ricostruire“.
“Sono qui, in questo luogo sacro, non per ricordare. Sono qui per non dimenticare. Non è la stessa cosa. Ricordare è un’azione che appartiene alla mente. Non dimenticare appartiene anche al cuore”, ha esordito la sindaca di Genova Silvia Salis dopo un breve ricordo della famiglia Tucci di Foligno, otto bambini e la madre Bianca, che persero la vita nella strage. “Ogni volta che si onora la strage di Sant’Anna di Stazzema, non si compie un gesto formale. Si prende posizione. Si guarda in faccia la Storia, e le si dice: Io non dimentico. Io resisto. Io continuo il cammino di chi è stato strappato alla vita, per difendere la nostra”. Salis ha poi trattato il tema del fascismo oggi, “un’erba infestante che è stata sottovalutata quando era ancora una piantina, ma piano piano cresceva”. E ancora: “Il fascismo è un mutaforma. Non si distrugge facilmente. Oggi non marciano, creano dei trend. Usano l’insulto come se fosse un argomento. Non censurano, ma screditano. Non bruciano libri, li ridicolizzano. Non vi tolgono la parola, ma la rendono inutile, sommergendola di rumore di fondo”. Ha riscosso un grande applauso con alcune frasi significative: “La Resistenza non è un capitolo chiuso… la Resistenza è un muscolo. E noi oggi lo alleniamo ancora”; “Il dubbio è la cintura di sicurezza della democrazia”; “Non c’è memoria senza politica. E viceversa. Perché la memoria non è un museo: è un cantiere”. Ha poi citato poi Gramsci: “Gramsci diceva che l’indifferenza è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita, perché la storia non la fanno gli spettatori”. Perché per Silvia Salis è certo che “non c’è spazio per il fascismo nella nostra Repubblica. Non c’è spazio per l’indifferenza nella nostra umanità”.
Così il governatore Eugenio Giani: “Con la nostra testimonianza vogliamo lanciare un grido di pace verso quei luoghi dove ancora si consumano oggi genociti e crimini di guerra, come quelli del governo Netanyahu nella Striscia”.
Gaza e Sant’Anna. Il nome di Gaza si rincorre fin su per i tornanti che dal mare portano alla montagna dell’eccidio e del massacro, un paese dove ottantuno anni fa si arrivava solo a piedi dopo ore di cammino e dove si erano rifugiati numerosi sfollati assieme agli abitanti. La strage di Sant’Anna non fu una rappresaglia. Magari fu un truce tentativo di tagliare i ponti tra popolazione e partigiani. Sicuramente fu un eccidio e un massacro pianificato.
Sant’Anna come Gaza c’è scritto su volantini attaccati a tronchi di albero. Disegni di bambini ebrei e palestinesi, che invitano alla pace, si susseguono nella mostra allestita dall’associazione Colours of peace della Fondazione Kennedy. E nel luogo del ricordo, dalla torre monumento ed ossario che si affaccia sul mare della Versilia, alla fine sventola non casualmente una bandiera palestinese accanto a quella italiana e dell’Unione europea.
Dall’ossario il presidente della Toscana Eugenio Giani parla a braccio. Ricorda il velo colpevole che per anni ha coperto la strage di Sant’Anna e il ruolo importante del procuratore militare Marco de Paolis, oggi cittadino onorario, che trentuno anni fa riprese le indagini e il processo contro i responsabili. Ricorda le tanti stragi nazifasciste che hanno insaguinato la Toscana: “Più di duecento eccidi ed oltre quattromilacinquecento vittime civili”. Poi parla del dna della Resistenza scolpito nel simbolo del Pegaso che campeggia nello stemma della Regione, parla della memoria e di Gaza.
“Questa bandiera della Palestina che sventola – dice – è il simbolo degli atti criminali compiuti da Netanyahu e dal suo governo. Riconoscere lo stato della Palestina è l’unico argine possibile per opporsi a quello che sta succedendo a Gaza e lo strumento da dare a quel popolo per difendersi”. La Toscana ha invitato governo e Parlamento a farlo.
“Il futuro è la memoria, come ci ha ricordato il presidente della Repubbblica Mattarella – sottolinea ancora Giani – È con la memoria che si costruiscono gli anticorpi di coscienza e conoscenza per evitare di ripetere quello che è stato”. Ma soprattutto la pace deve primeggiare sulla guerra. “I latini – ricorda – dicevano che la pace si costruisce con le armi e con la guerra. Padre Ernesto Balducci ci insegna che se vuoi davvero la pace, occorre preparare la pace: si vis pacem para pacem”.
“Anche quest’anno, il Ministro invitato con largo anticipo, ha declinato per impegni istituzionali qualche giorno fa, lasciando così nuovamente vuota la sedia del rappresentante del consiglio dei ministri – ha criticato il sindaco di Stazzema Maurizio Verona -. Sant’Anna è un luogo che ha avuto riconoscimenti nazionali e perfino europei, con il recente riconoscimento come luogo del patrimonio culturale europeo, un marchio che ha un motto convincente e rappresentativo di questo luogo, L’Europa parte da qui come partì da qui la nascita della nostra Costituzione Repubblicana. A Sant’Anna il 12 agosto, secondo me, il Governo dovrebbe esserci sempre, senza bisogno di invito, dovrebbe essere sempre rappresentato ai massimi livelli. Non si tratta di destra o di sinistra, si tratta di essere o non essere parte dell’universo dei valori che questo luogo esprime”.
Poi il primo cittadino di Stazzema e presidente del Parco nazionale della Pace di Sant’Anna ha fatto un appello chiaro sulla Palestina: “Non possiamo più stare fermi, non possiamo più essere indifferenti di fronte alla cancellazione di un popolo, quello palestinese. Sindaci, cittadini, scriviamo tutti alla presidente del Consiglio perché si attivi per chiedere il riconoscimento dello Stato della Palestina. Tanti comuni stanno approvando mozioni in questo senso, ma serve una azione comune di tutti noi, che siamo i primi rappresentanti dei cittadini e dei territori. Non è più il momento dell’attesa. Ci sono due scelte possibili, riconoscere che nella striscia di Gaza si sta consumando un genocidio perpetrato non solo con le armi, ma anche con la riduzione alla fame di un popolo ed avere uno slancio di umanità, oppure rimanere immobili in questa situazione, mentre arrivano sui nostri schermi le immagini di quei bambini ridotti a scheletri viventi. È il momento che l’Italia come la Francia riconosca la Palestina come stato“. Il sindaco di Stazzema Maurizio Verona ha poi definito “un nuovo Olocausto”, quello in atto a nella Striscia di Gaza, perché usati «gli stessi metodi che usarono i nazisti nei campi di concentramento. Per anni abbiamo detto “Mai più Sant’Anne”, ma oggi dobbiamo tacere ed agire, senza più chiacchiere sterili di fronte ad una storia che si ripete, con lo Stato Italiano che continua a legittimare uno Stato fascista come quello guidato da Netanyahu”.
Umberto Mancini, presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema, ha ricordato fra i superstiti di Sant’Anna Milena Bernabò, Medaglia d’oro al valor civile: “Tra gli ultimi sopravvissuti ad andarsene è stata, solo qualche mese fa, anche la medaglia d’oro al valor civile, Milena Bernabò; Milena era la ragazzina, che allora sedicenne, in una stalla della Vaccareccia, benché ferita, riuscì a mettere in salvo altri tre ragazzi. La loro scomparsa, la scomparsa dei superstiti, rappresenta, per noi, una perdita particolarmente dolorosa; con loro, infatti, non soltanto se ne vanno persone a cui abbiamo voluto bene, ma anche pezzi di storia e pezzi di memoria. Perché loro, sono ed erano, una memoria vivente, la memoria vivente dell’eccidio». E Mancini ha ricordato anche Enrico Pieri, superstite scomparso a dicembre 2021, e «Mario Marsili, che ha tuttora, la schiena segnata dalle ustioni provocate dal fuoco. Mario è il figlio di un’altra medaglia d’oro, Genny Marsili, la giovane donna che per salvarlo, lanciò uno zoccolo contro un soldato tedesco che poi la uccise”.
Presente insieme a Mario Marsili, stamani, c’erano Adele e Siria Pardini, e Romano Berretti.
Alla conclusione della cerimonia è stata infine, alla Fabbrica dei Diritti, è stata inaugurata la mostra Serafino Beconi, Sant’Anna di Stazzema – La Strage, in occasione del centenario della nascita dell’artista. L’esposizione sarà visitabile dal 12 al 31 agosto la domenica e su prenotazione.
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