CAPANNORI – Era sembrato, sulle prime, un incidente sul lavoro o un malore. Così, almeno, le ricostruzioni nell’immediatezza del ritrovamento del corpo di Artan Kaja, per tutti Tony, un operaio di origine albanese di 52 anni trovato morto dalla moglie in un capannone della Smurfit Kappa di Capannori, in provincia di Lucca.
Gli approfondimenti medico-legali, però, hanno fatto emergere tutta un’altra realtà. Si tratta, infatti, di omicidio. La ferita alla testa dell’uomo, infatti, è stata provocata da un colpo di arma da fuoco, partito da un’arma che non è ancora stata trovata.
Non così il presunto responsabile dell’omicidio, fermato nella serata del 9 gennaio. Stretto il riserbo degli inquirenti, che una volta ricevuto la notizia della morte violenta, hanno indagato per individuare colui che ha inferto la ferita mortale al 52enne.
Dopo il fermo di questa sera si attende, a questo punto, la convalida delle ipotesi accusatorie da parte dell’autorità giudiziaria. Ma gli indizi sarebbero tutti precisi e concordanti nell’individuare chi ha sparato nella serata del 7 gennaio dopo che l’operaio aveva parcheggiato il muletto sul quale lavorava e mentre si accingeva a chiudere il cancello di entrata.
Tanti i dubbi da sciogliere, a partire dal movente del gesto.
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