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L'Ue decide di non decidere: Bruxelles non darà il via libera all'Ucraina per usare le armi occidentali nel territorio della Russia. La svolta, dopo 900 giorni di guerra, non arriva. L'Unione Europea non assume una posizione unitaria e lascia la palla ai singoli stati, senza consegnare a Kiev un'autorizzazione generale in una fase cruciale del conflitto. L'Ucraina da oltre 20 giorni ha sfondato il confine e ha assunto il controllo di una rilevante porzione della regione russa di Kursk. Le forze di Kiev cercano la spallata anche nella regione di Belgorod per continuare 'a portare la guerra a casa di Putin', come ha detto il presidente Volodymyr Zelensky. Da mesi, l'Ucraina ha ottenuto un parziale via libera degli Stati Uniti: nella tarda primavera, quando la Russia ha avviato operazioni nella regione di Kharkiv, il presidente Joe Biden ha autorizzato Kiev a utilizzare armi americane in prossimità del confine per contrastare i raid lanciati dal territorio russo. Se Kiev si aspettava una fumata bianca più ampia dal vertice dei ministri degli Esteri europei a Bruxelles, la giornata si chiude con un esito deludente. "Abbiamo discusso della possibilità di revocare i limiti dell'uso delle armi fornite all'Ucraina, la conclusione è che è un decisione nazionale gli stati membri vogliono mantenerla come una decisione nazionale", ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, alla fine dei lavori. Prima della riunione informale dei ministri degli Esteri della Ue, Borrell si era detto favorevole a questa ipotesi: "Le armi che abbiamo dato all'Ucraina devono essere pienamente utilizzabili e le restrizioni devono essere rimosse per permettere agli ucraini di prendere di mira i luoghi da cui partono gli attacchi russi. Altrimenti le armi sono inutili". "Ogni Paese è libero di decidere come è giusto utilizzare le armi inviate all'Ucraina. Noi abbiamo inviato soprattutto armi difensive: adesso stiamo per inviare la nuova batteria Samp-T che è difensiva e non può essere utilizzata in territorio russo. Ribadiamo che noi non siamo in guerra con la Russia, la Nato non è in guerra con la Russia quindi per l'Italia rimane la posizione di utilizzare le nostre armi all'interno del territorio ucraino", ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. A Bruxelles "non è stata presa alcuna decisione, né europea né della Nato. L’Italia è per la pace e difende l'integrità territoriale dell’Ucraina nel pieno rispetto delle regole. Sono i singoli Stati membri, come emerso anche dal CAE informale di oggi e in tutte le riunioni Nato, a decidere come fare utilizzare le proprie armi fornite all’Ucraina", ha affermato in una nota Forza Italia. "Durante il CAE, peraltro in una versione informale, non è stata presa alcuna decisione -viene sottolineato- . Si sono affrontate solo alcune proposte unilaterali – che non hanno sortito alcune effetto – dell'Alto Rappresentante uscente Joseph Borrell". "Un vero peccato che molti esponenti della sinistra ignorino le norme e le regole internazionali, dovrebbero informarsi meglio e studiare di più. Altro che isolamento dell’Italia, gli incontri del ministro Tajani con Ursula von der Leyen e Metsola dimostrano l'esatto contrario, come lo dimostra anche la perfetta sintonia con il Segretario di Stato americano Blinken per quanto riguarda la difesa dell'Ucraina e il cessate il fuoco a Gaza", conclude il testo del partito guidato da Tajani.
Nel mosaico europeo si delineano posizioni diverse. La linea di un altro paese, l'Olanda, è chiara come ha spiegato il generale Onno Eichelsheim all'emittente Nos. Le forze armate ucraine possono utilizzare gli F-16 forniti dall'aeronautica militare olandese per colpire obiettivi in territorio russo. L'Aja "non ha imposto alcuna restrizione all'uso o alla gittata degli F-16. "L'Ucraina può utilizzare le risorse che le forniamo come desidera, a condizione che rispetti le leggi di guerra", ha sottolineato Eichelsheim. Sulla sponda opposta si collca l'Ungheria, che definisce "proposti folli" le idee di Borrel, come ha scritto in un post su Facebook il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto. La "corsa pericolosa" di Borrell "va fermata". "Non vogliamo più armi in Ucraina, non vogliamo più morti, non vogliamo l'escalation della guerra, non vogliamo che la crisi in Medio Oriente si diffonda. Rappresentiamo ancora la posizione del buon senso e della pace", ha affermato il capo della diplomazia ungherese. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ucraina, armi Ue contro Russia: fumata nera a Bruxelles, ogni paese deciderà
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