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Procreazione assistita, nasce Aife Pma per una nuova “cultura” della fertilità

Il destino demografico del nostro Paese passa da una sfida sempre più urgente: la fertilità. Per questo motivo, nasce Aife Pma ets, l’Associazione italiana dei centri e degli operatori di procreazione medicalmente assistita. Presentata alla Sala stampa della Camera dei deputati, l’Aife si pone l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure e promuovere la prevenzione nell’ambito della fertilità. Tutelare i diritti delle donne e delle coppie è lo scopo che potrà contribuire a migliorare le politiche demografiche del nostro Paese.

A confermarlo è la professoressa Laura Renzi, presidente Aife ed embriologa clinica, docente all’Università di Urbino: “Oggi costituiamo l’Associazione italiana centri e operatori di procreazione medicalmente assistita (Aife) per creare un organismo unitario di rappresentanza in un settore strategico per il futuro demografico del Paese”, ha dichiarato la professoressa durante la presentazione alla stampa a Montecitorio. “La nostra missione è rappresentare centri Pma e operatori del settore, promuovendo la qualità delle prestazioni e tutelando i diritti dei pazienti. Vogliamo sviluppare un sistema Pma più efficiente e accessibile e che valorizzi la funzione sociale del sostegno alla natalità”.

“Sensibilizziamo sul tema della fertilità”

Durante la presentazione ufficiale dell’associazione a Montecitorio, l’avvocato Dario Ginefra, segretario generale Aife, ha presentato la prima azione concreta della neonata associazione. L’Aife intende “chiedere al Governo, tramite i gruppi parlamentari, di esprimere parere favorevole su un ordine del giorno che lo impegni a destinare fondi delle campagne istituzionali del Ministero della Salute alla sensibilizzazione della popolazione sulla fertilità femminile e sulla crioconservazione dei gameti”.

Ginefra ha poi sottolineato: “abbiamo ricevuto una repentina risposta parlamentare bipartisan che ci fa ben sperare sul successo di questa iniziativa. L’auspicio – ha concluso Ginefra – è che il 2026 possa essere l’anno della preservazione della fertilità ovvero un messaggio positivo e che investe sul futuro per l’intero Paese”.

A supporto della crisi demografica italiana

L’Associazione nasce in un contesto delicato per l’Italia: nel 2024 sono state registrate poco meno di 370 mila nascite, con una contrazione di quasi 10 mila unità rispetto all’anno precedente, come riportano i dati dell’Istat.

“L’andamento decrescente prosegue senza interruzioni dal 2008”, ha spiegato la professoressa Cinzia Castagnaro, prima ricercatrice Istat e docente di Demografia.”Da allora la perdita complessiva è stata di circa 207 mila nascite – spiega Castagnaro -, oltre un terzo in meno in sedici anni. Il calo dipende dalla bassa fecondità (1,18 figli per donna nel 2024) e dalla riduzione dei potenziali genitori delle generazioni nate dalla metà degli anni Settanta”. Sottolinea inoltre che “la procreazione medicalmente assistita ha contribuito per il 3,9% della fecondità nel 2023, era il 2,1% dieci anni prima. Per la fecondità del primo ordine delle donne con 40 anni e più, l’impatto della Pma arriva al 32,1%”.

L’importanza di un’informazione sanitaria sulla fertilità

Il ruolo e l’importanza della procreazione assistita e del supporto ad un percorso che preservi la fertilità è fondamentale, quindi, ma lo è altrettanto una corretta informazione sanitaria sui tempi biologici della fertilità. La mancanza di consapevolezza sui limiti biologici della fertilità femminile può infatti tradursi in scelte tardive e irreversibili per molte donne, soprattutto. L’Aife Pma intende supportare campagne istituzionali di informazione e prevenzione sull’infertilità, con particolare attenzione alla fertilità femminile e alle possibilità di preservazione della stessa attraverso la crioconservazione dei gameti, tecniche oggi consolidate e scientificamente validate.

“La fertilità è fortemente influenzata da fattori modificabili di stile di vita, in particolare nutrizione, attività fisica ed equilibrio metabolico, che incidono in modo diretto sulla funzione riproduttiva di donne e uomini”, ha dichiarato la dottoressa Gemma Fabozzi, embriologa clinica e nutrizionista, Sifes-Mr, intervenendo presso la Camera dei deputati.

La dottoressa ha sottolineato che le evidenze scientifiche hanno ampiamente dimostrato che fumo, alimentazione non adeguata, sedentarietà, disturbi del comportamento alimentare ed eccesso o difetto di peso ricoprono il proprio ruolo: possono ridurre la riserva ovarica e aumentare il rischio di infertilità e complicanze ostetriche.

“Le tecniche di procreazione medicalmente assistita rappresentano una risorsa fondamentale per molte coppie, ma non possono e non devono sostituire politiche di prevenzione riproduttiva. Investire nella salute preconcezionale significa aumentare le probabilità di successo riproduttivo e tutelare la salute delle generazioni future”. La missione di Aife è promuovere un approccio integrato alla fertilità, “che affianchi all’innovazione tecnologica una forte azione di educazione alla salute, a partire dai giovani, affinché la fertilità venga riconosciuta come un tema di sanità pubblica e non come un’emergenza individuale da affrontare solo quando il problema è già presente”.

Una visione sanitaria integrata

L’associazione intende promuovere anche una visione sanitaria integrata, ponendosi come interlocutore qualificato delle istituzioni sanitarie, promuovendo standard clinici elevati, formazione degli operatori, appropriatezza delle prestazioni e un accesso equo e informato alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Inoltre, Aife intende contribuire allo sviluppo di una visione sanitaria integrata, in cui la Pma non sia considerata esclusivamente una risposta clinica all’infertilità, ma parte di una strategia più ampia di tutela della salute pubblica e di sostegno alla natalità.

“È necessaria un’integrazione strategica tra pubblico e privato – spiega il professore Carlo Alviggi, presidente eletto Sifes-Mr e responsabile del centro di Medicina della Riproduzione Federico II di Napoli -: il settore pubblico ha il dovere di fornire prestazioni che affrontino la preservazione della fertilità e del benessere riproduttivo, come risposta ai rischi per la salute associati all’infertilità”,

Ma non solo pubblico: “Il settore privato, a partire da quello convenzionato, può gestire l’intero processo di social freezing, ad esempio, con un Servizio Sanitario Nazionale che garantisca la copertura dei farmaci per tutti. L’infertilità colpisce il 15-20% delle coppie italiane: ogni bambino nato grazie alla Pma rappresenta un contributo concreto al futuro demografico del Paese, con benefici positivi per i sistemi previdenziali e la sostenibilità del welfare”.

 

Fertilità

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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