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Medicina, semestre filtro a rischio tra prove copiate e formazione extra da 460 euro

Non è neanche giunto al termine ed è già al centro di un caso di cronaca: parliamo del “Semestre filtro” di Medicina, la nuova modalità di accesso al corso di laura introdotta in Italia con l’anno accademico 2025-2026. Tale modalità sostituisce il vecchio test d’ingresso consentendo a tutti gli studenti di iscriversi e frequentare il primo semestre senza dover affrontare la prova che sbarrava a numeri ridotti l’accesso alla facoltà di Medicina.

Una possibilità di democratizzazione che vede, al termine del primo semestre, la meritocrazia primeggiare: chi supera gli esami va avanti. Ma alcune prove del primo appello di novembre (Biologia, Chimica e Fisica) sono state fotografate e diffuse sui social prima della conclusione ufficiale, sollevando accuse di irregolarità e rischiano di essere annullate. Un colpo, per molti studenti, che si aggiunge agli onerosi costi che hanno affrontato per formazione extra privata.

L’obiettivo di ampliare i posti disponibili al corso di laurea (oltre i 27mila) si è scontrato con dure realtà: aule sovraffollate, costi aggiuntivi e differenze tra atenei. Vediamo insieme una fotografia del fenomeno.

Le difficoltà dei futuri “camici bianchi”

A fare luce sulla condizione del semestre aperto di Medicina e Skuola.net che ha raccolto le testimonianze di 500 ragazze e ragazzi impegnati nel corso di laurea. Quasi due aspiranti “camici bianchi” su tre considerano il nuovo sistema addirittura peggiore rispetto alla precedente modalità di selezione. Molti hanno dovuto investire delle discrete somme per integrare la preparazione offerta dall’università, comprare materiali, accessi a piattaforme o corsi propedeutici agli esami del semestre, con una spesa media di circa 460 euro a studente.

Il trimestre di lezioni di Biologia, Chimica e Fisica, con le prove fissate al 10 dicembre e oggi oggetto di discussione per le irregolarità riscontrate, hanno vissuto delle difficoltà strutturali: aule sovraffollate, mancanza di comunicazioni chiare da parte degli atenei, necessità di integrare con strumenti di preparazione complementari.

Le difficoltà hanno abbassato l’entusiasmo degli studenti: solo il 24% degli intervistati si dichiara ottimista sulle proprie possibilità di proseguire il corso di laurea anche nel secondo semestre. Perché? Per prima cosa, rileva Skuola.net, non tutti hanno potuto frequentare le lezioni in presenza: solo il 33% ha avuto la possibilità di presenziare a gran parte degli insegnamenti, tutti gli altri si sono dovuti accontentare di alternare la presenza alla distanza oppure sono stati, nel 30% dei casi, costretti alle sole lezioni in didattica a distanza, per scelta dell’ateneo. Una scelta dovuta al sovraffollamento che il 44% degli studenti ha segnalato. Un ulteriore terzo parla di piccoli disagi comunque gestibili. Solo il 24% descrive spazi davvero adeguati.

Il ruolo degli Atenei

Il ruolo degli Atenei è stato fondamentale: il 52% ritiene che le informazioni fornite dagli atenei sul funzionamento di esami e graduatorie non siano state sufficienti. Nel dettaglio, il 36% le ha giudicate poco chiare e il 16% addirittura confuse o praticamente assenti.

Ma non solo criticità: gli atenei si sono adoperati per fornire materiali e simulazioni mirate che, secondo Skuola.net, hanno raggiunto circa 7 studenti su 10:
• il 39% ha dichiarato di aver ricevuto risorse per tutte e tre le discipline del semestre;
• il 4% solo per alcune materie;
• l’8% ha potuto assistere a corsi o attività aggiuntive;
• un terzo di intervistati si è lamentato di non aver ricevuto alcun supporto;
• il 17% non è neppure al corrente dell’esistenza di iniziative dedicate.

È qui che entra in gioco l’attività di formazione autonoma e indipendente dagli atenei: il 42% degli intervistati ha svolto in autonomia simulazioni di test con regolarità, il 30% lo ha fatto ma saltuariamente, mentre solo il 28% ha latitato su questo fronte. Attività indipendenti, però, che non sono state svolte proprio a costo zero: solo il 13% ha affermato di non aver speso nulla, oltre a quanto richiesto dall’università in fase di iscrizione. Per gli altri le cose sono andate diversamente:
• il17% dichiara di aver speso tra i 50 e i 100 euro;
• il 10% tra i 100 e i 200 euro;
• il 12% ha superato i 200 euro, arrivando fino a 400;
• un altro 12% si colloca nella fascia 400-600 euro;
• il 15% dichiara di aver investito tra i 600 e gli 800 euro;
• il 9%, tra gli 800 e i 1000 euro;
• il 12% ha superato la soglia dei mille.

Alla fine dei conti, il costo medio sostenuto in questa fase è stato di 459 euro per studente. Tutto questo per raggiungere la meta che per questo anno accademico vedrà uno studente su 2,7 avere la reale possibilità di farcela.

Giovani

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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