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Giocattoli sotto esame: cosa cambia con le nuove regole europee sulla sicurezza

Ogni giorno, migliaia di giocattoli entrano nello spazio economico europeo attraverso canali che vanno dal negozio fisico ai marketplace globali. La velocità con cui questi prodotti raggiungono le famiglie supera spesso i tempi dei controlli, mentre categorie un tempo marginali — dai giocattoli connessi ai modelli che integrano funzioni software — sono diventate parte stabile dell’offerta. La normativa del 2009 non copriva più l’intero spettro dei rischi individuati dalle autorità europee, soprattutto sul fronte chimico e digitale. Per questa ragione, le istituzioni dell’Ue hanno approvato una revisione complessiva della disciplina, con l’obiettivo di uniformare i criteri di sicurezza e di aggiornarli a un mercato che ha modificato rapidamente struttura e modalità di vendita.

Secondo i dati del sistema di allerta rapida europeo, i giocattoli hanno rappresentato lo scorso anno una parte significativa delle segnalazioni di prodotti non conformi, con molte notifiche collegate alla presenza di sostanze considerate rischiose. Il nuovo regolamento nasce in questo contesto, incorporando anche i contributi tecnici emersi nei negoziati con gli Stati membri e nel lavoro preparatorio sul divieto di Pfas nei giocattoli, già anticipato da vari documenti presentati nel 2025.

L’intervento non si limita a rafforzare il controllo doganale: ridefinisce i parametri di sicurezza, estende la gamma delle verifiche preventive e impone nuovi obblighi documentali a tutti gli operatori della filiera. Le misure entreranno in vigore venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale e saranno pienamente operative dopo un periodo transitorio di quattro anni e mezzo.

Divieti chimici ampliati e nuovi standard per i materiali

Uno degli assi principali della riforma riguarda la gestione delle sostanze chimiche presenti nei giocattoli. La normativa vigente proibisce già composti classificati come cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione, ma l’evoluzione delle conoscenze scientifiche e il monitoraggio delle notifiche europee hanno portato ad ampliare la lista. Il nuovo regolamento estende il divieto ai disturbatori endocrini, alle sostanze che possono danneggiare il sistema respiratorio e ai composti tossici per la pelle o altri organi. Viene inoltre vietato l’uso intenzionale dei Pfas, noti per la loro resistenza alla degradazione, e delle tipologie di bisfenolo individuate come particolarmente problematiche.
La regolamentazione dedica attenzione specifica alle fragranze allergeniche: per i giocattoli destinati ai bambini sotto i tre anni, o progettati per essere messi in bocca, sarà proibito l’impiego delle sostanze elencate come allergizzanti. La misura si applica a materiali plastici, vernici, tessuti e a ogni componente che possa entrare in contatto diretto con il bambino. La logica del legislatore è rendere più prevedibile il comportamento del prodotto nelle condizioni reali di utilizzo, riducendo la variabilità dovuta alle modalità con cui i bambini manipolano gli oggetti.

Il rafforzamento dei divieti chimici modifica anche il lavoro dei produttori. Non sarà più sufficiente dimostrare l’assenza delle sostanze vietate: occorre presentare una documentazione completa sulla valutazione del rischio, comprendente l’intero ciclo di vita del giocattolo. Questo include prove relative al rilascio potenziale di sostanze durante l’usura, in caso di contatto prolungato con saliva o sudore, o nel caso di giochi che prevedono componenti separabili. Importatori e distributori dovranno verificare che la documentazione fornita dai produttori sia completa e conforme; in caso contrario, il prodotto non potrà essere immesso sul mercato.

Dai rischi fisici ai giocattoli digitali

La riforma amplia la valutazione dei rischi oltre l’ambito chimico. I produttori saranno tenuti ad analizzare aspetti fisici, meccanici, elettrici, termici, legati all’infiammabilità e all’igiene. A queste categorie, già presenti nelle normative precedenti, si aggiunge l’obbligo di considerare gli effetti potenziali dei giocattoli digitali sul benessere dei minori. La norma non introduce criteri psicologici dettagliati, ma richiede ai produttori di verificare che eventuali funzioni interattive non comportino livelli di stimolazione inadeguati all’età dell’utente o rischi derivanti dall’utilizzo prolungato.
Questo aggiornamento si inserisce in un contesto in cui una parte crescente dei giocattoli integra funzioni software o si interfaccia con applicazioni esterne. È il caso, ad esempio, dei dispositivi in grado di registrare la voce del bambino, reagire a comandi o connettersi a piattaforme online. La valutazione preventiva dovrà includere ogni elemento che possa incidere sul funzionamento complessivo del prodotto, dalle batterie ai moduli di comunicazione. Anche gli importatori saranno responsabili della validità delle valutazioni effettuate dai loro fornitori, con un regime di responsabilità più esteso rispetto al precedente quadro normativo.

La possibilità di combinare componenti fisiche e digitali rende necessario un approccio più integrato. Un giocattolo che appare sicuro sul piano meccanico può presentare criticità legate a software, aggiornamenti o modalità di interazione. Per questo la norma adotta una logica che considera il prodotto nella sua interezza, indipendentemente dal fatto che il rischio derivi da un elemento visibile o da una funzione digitale meno immediata da rilevare. La valutazione dovrà essere documentata e resa disponibile alle autorità su richiesta, senza distinzioni tra prodotti europei o importati.

Passaporto digitale e nuove procedure di controllo

Il passaporto digitale del giocattolo rappresenta uno degli elementi più innovativi della riforma. Ogni prodotto immesso sul mercato dell’Ue dovrà essere accompagnato da un’identità digitale che riporti informazioni di conformità, elenco delle verifiche effettuate, dati sulla provenienza e collegamenti alla documentazione tecnica. L’accesso potrà avvenire attraverso un QR code o un altro supporto equivalente, leggibile sia dai consumatori sia dalle autorità di controllo.
L’introduzione del passaporto mira a semplificare le verifiche, soprattutto sulle merci acquistate online o provenienti da filiere internazionali. In dogana, le autorità potranno confrontare più rapidamente le informazioni, mentre i consumatori avranno accesso a dati aggiornati senza dipendere dalle etichette cartacee. Il sistema si integra con l’architettura digitale prevista dal Digital Services Act, che stabilisce obblighi specifici per i marketplace. Le piattaforme dovranno consentire ai venditori di caricare marcature Ce, avvertenze e passaporti digitali; in caso contrario, i prodotti privi delle informazioni richieste saranno classificati come contenuti illegali.

Per produttori, importatori e distributori, la riforma introduce obblighi più articolati. I produttori dovranno assicurare che avvertenze e istruzioni siano fornite in una lingua comprensibile per il Paese di destinazione e dovranno adottare misure immediate se emergono rischi dopo l’immissione sul mercato. Importatori e distributori dovranno verificare la completezza della documentazione e la disponibilità del passaporto digitale prima della messa in vendita. Le autorità nazionali di vigilanza avranno competenze più definite nel richiedere informazioni e nel bloccare prodotti non conformi.

Il periodo transitorio di quattro anni e mezzo è stato previsto per consentire alle imprese di adeguare processi, materiali e sistemi informatici. La tempistica tiene conto del peso delle importazioni, che nel 2023 hanno superato i 6,5 miliardi di euro, con una quota rilevante di giocattoli provenienti da Paesi terzi. L’implementazione uniforme del passaporto digitale dovrà tenere conto di questa struttura del mercato, con procedure che permettano alle autorità di effettuare controlli omogenei in tutti gli Stati membri.

Famiglia

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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