E’ di questi giorni l’intesa firmata dai governatori di Toscana e Campania per la lotta contro mafia e camorra. E’ recente il ‘protocollo sperimentale della Regione Toscana contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura’. Un documento, “che aiuterà gli imprenditori agricoli a non incorrere in casi di manodopera illegale nelle campagne”.
Singolare ci sia necessità di un protocollo per sapere come non sfruttare chi lavora.
La Toscana si rivela terra di criminalità organizzata che è qualcosa più della parola infiltrazione.
La Toscana si rivela terra di caporalato che è qualcosa di più di episodi sporadici che fanno indignare e gridare le istituzioni “la Toscana è terra di grande tradizione civile e di rispetto dei diritti del lavoro”.
Lo sfruttamento di centinaia di braccianti in Costa degli Etruschi tra Livorno e Grosseto balzato alla ribalta un paio di settimane fa rivela un sistema strutturato e consolidato.
E’ sistema strutturato e consolidato lo sfruttamento del lavoro di 50 persone in cooperative edili in Garfagnana individuato nei giorni scorsi.
Così come il caporalato emerso in negozi di frutta e verdura a Massa Carrara che ha portato a una serie di arresti un paio di mesi fa.
Caporalato dunque in tutti i settori del lavoro, non solo nell’agricoltura.
Toscana terra di criminalità organizzata “infiltrata nel tessuto economico della regione sviluppatasi a tal punto da chiedersi se abbia ancora senso parlare di semplici infiltrazioni o debba invece ritenersi di essere di fronte a una presenza ormai strutturata, stabile e consolidata”, erano state chiare le parole del Procuratore generale della Corte di Appello di Firenze Marcello Viola all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario.
Sembra quasi ci sia stata distrazione in ambito politico in termini di lotta all’illegalità.
La Toscana può e deve dare di più nella lotta all’illegalità, andare oltre. I protocolli codificano una linea politica, che però evidentemente ha bisogno di ben altra incisività.