L’addio al Pd di Carlo Calenda a pochi giorni dalla firma del loro patto elettorale per le politiche del 25 settembre non ha convinto nessuno nelle motivazioni addotte dall’ex sottosegretario Mise nel Governo Renzi.
Contrito, addolorato, dispiaciuto, stupito Calenda, si è definito lui, di aver sorpreso Enrico Letta fare accordi di sinistra, come ha raccontato nell’annunciare il divorzio in diretta tv da Lucia Annunziata.
Telefonando a Franceschini per dire addio a Letta.
Con chi andava a fare accordi elettorali Calenda non può nascondere di saperlo, visto e considerato che su questo Letta è sempre stato chiaro, annunciando da subito pubblicamente apertura a tutti dopo la direzione Pd.
Non è credibile che l’apertura a tutti, ma proprio tutti, non fosse a conoscenza di chi, Calenda, ha sottoscritto l’ormai famoso patto di due pagine col Pd.
E allora? Allora cherchez la femme. Sempre in Toscana. Basta spostarsi dalla Pisa di Letta alla Rignano di Matteo Renzi. Di ex premier in ex premier per colui che di fare il premier si è già proposto.
D’altra parte Renzi subito dopo il Calenda contrito quasi in lacrime per il dispiacere della rottura col Pd da Lucia Annunziata ha postato “Tra tante difficoltà, internazionali e domestiche, ora è il momento della Politica con la P maiuscola. Abbiamo una opportunità straordinaria Terzo Polo”.
E l’ex sindaco di Parma ex M5S Pizzarotti a sua volta dichiara “”Credo che la lista unica e un unico simbolo con la Lista civica nazionale, Italia Viva e Azione sia la soluzione migliore ma nelle prossime ore capiremo il tipo di alleanze”.
Chiaro che se così sarà, questione di ore per saperlo, è perché con Renzi l’accordo Carlo Calenda l’ha già fatto prima dell’addio al Pd annunciato in tv.
A meno che non l’abbia già rotto.
Non è la prima volta che Calenda rompe così, da un momento all’altro.
Al ballottaggio di giugno per le amministrative di Lucca Calenda ruppe col suo candidato sindaco, il direttore d’orchestra Veronesi.
E Letta? Sedotto e abbandonato? Macché. Vittima di se stesso.
Letta nella sua frenesia di portare a bordo del Pd chiunque pur di contrastare numericamente il centrodestra non guarda in faccia a nessuno. Calenda compreso.