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In Toscana centinaia di casi di maltrattamenti in famiglia

Oltre 1.300 interventi in un anno, per fronteggiare gravi emergenze sociali come maltrattamenti familiari, violenze di genere, situazioni di estrema povertà e disagio. E’ questo il bilancio di attività del servizio di pronto intervento sociale promosso dalla Regione Toscana con Anci Toscana. 

Il servizio emergenza urgenza sociale Seus, che in Toscana permette di fronteggiare h24 e 365 giorni all’anno le situazioni gravi e improvvise sotto il profilo sociale, e altri servizi analoghi che sono stati attivati in altre zone della penisola, sono stati al centro di un convegno nazionale all’Istituto degli Innocenti di Firenze, organizzato da Regione e Anci Toscana, al quale sono intervenuti tecnici e amministratori di varie città italiane, espressione di contesti geografici e socioeconomici anche molto diversi tra di loro come Bari, Bologna, Cremona, Livorno, Napoli, Roma, Perugia, Venezia.

I dati del servizi nei primi quattro anni di sperimentazione. Dal 2018 il pronto soccorso sociale è stato attivato 3.793 volte. Nel 2021 sono state 1.315 le  richieste.
Gran parte delle richieste di intervento sono giunte da ospedale e pronto soccorso: 1.257, di cui 475 nel 2021. Seguiti dai servizi sociali territoriali: 1.232, di cui 319 nel 2021. E da forze dell’ordine e polizia municipale: 817 di cui 353 nel 2021.
In questo 2021, rende noto Regione Toscana, il Seus è stato attivato soprattutto a seguito di criticità gravi legate a gravi episodi di conflittualità familiare come maltrattamenti o casi di abbandono, 396 casi, in situazioni di povertà con forme di grave disagio abitativo o di carenza di mezzi di sostentamento, 313 casi, in casi gravi di non autosufficienza o disabilità che determinano abbandono o solitudine, 270 casi. In situazioni da Codice rosa, e quindi violenza di genere, abusi e sfruttamento sessuale, 248 casi. In casi di minori esposti a grave rischio, come nel caso del bullismo, 65 casi, e in situazioni di emergenza ambientale, 17 casi.

Attualmente il pronto intervento sociale è attivo solo in una parte della Toscana con 13 zone su 28, con altre 3 di cui, informa Regione Toscana, è previsto a breve l’ingresso con l’obiettivo di estenderlo a tutto il territorio. Tra le motivazioni più frequenti ci sono esplosioni di alta conflittualità in nuclei familiari fragili, episodi di violenza e maltrattamento di donne o di persone anziane, manifestazioni di grave malessere in ragazzi e adolescenti, improvviso abbandono o stato di solitudine di persone non autosufficienti o gravemente disabili. In situazioni come queste, per le quali un intervento sociale è necessario e indifferibile, questo servizio garantisce l’attivazione tempestiva di un pronto intervento  di sostegno  per garantire una stabilizzazione della situazione, o per evitare un suo peggioramento o un rischio per l’incolumità della persona coinvolta.

Serena Spinelli, assessore regionale politiche sociali: “Abbiamo voluto creare un momento di confronto e di approfondimento su un servizio che è in Toscana è partito da quattro anni, è cresciuto e abbiamo programmato di estendere ulteriormente. Questo scambio di esperienze è importante per lo sviluppo dei percorsi che sono stati attivati in molti casi sperimentalmente, e anche per verificare la possibilità di connetterli. Dal convegno ha preso vigore la proposta di costituire una rete nazionale del pronto intervento sociale”.

 

 

© Riproduzione riservata

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