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Gas record e siccità: in Toscana spesi 900 milioni in più per pane, pasta e latte

“Il nuovo balzo dell’inflazione spinto dalle quotazioni record del gas costerà alle famiglie toscane 564 euro in più solo per acquistare pane, pasta, carne e verdure, a causa del mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici legato alla guerra in Ucraina e del taglio dei raccolti per la siccità che aumenta la dipendenza dall’estero e alimenta i rincari. Le famiglie toscane spenderanno 900 milioni di euro in più per fare la spesa nel 2022″.

A fare il punto è Coldiretti Toscana sulla base dell’indice Nic Istat secondo cui l’inflazione generale in Toscana ha raggiunto l’8%, superiore al dato nazionale (7,9%) mentre l’indice che fa riferimento ai prezzi medi dei generi alimentari è arrivato al 10,2%, sono 1,2 punti percentuali in più rispetto al mese di giugno ed anche in questo caso maggiore di quello nazionale.

E’ Firenze la città dove l’incremento progressivo del livello medio generale dei prezzi è maggiore (8,6%) seguita da Arezzo e Grosseto (8,3%). L’inflazione più bassa, al di sotto del dato nazionale e regionale, si registra in provincia di Massa Carrara (7,2%), Livorno (7,4%) e Lucca (7,5%).

Coldiretti col presidente Fabrizio Filippi: “Ci aspetta un autunno caldo. Per molti toscani, soprattutto per coloro che vivono in una condizione economica già precaria, riempire il carrello sarà sempre più complicato con molte persone che saranno costrette a fare ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari”.

La categoria per la quale le famiglie spenderanno complessivamente di più è il pane, pasta e riso, con un esborso aggiuntivo annuale di quasi 115 euro, poi carne e salumi che costeranno 98 euro in più rispetto al 2021 e le verdure (+81 euro). Seguono latte, formaggi e uova con +71 euro e il pesce con +49 euro, davanti a frutta e oli, burro e grassi.

Quindi Coldiretti Toscana: “Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di una azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben il 38% si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. Torniamo a ribadire la necessità di lavorare ad accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.

© Riproduzione riservata

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