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Lucca, terremoto rifiuti. Appalti pilotati per 10 milioni: 19 indagati

L’indagine parte da un’attenta analisi effettuata dagli specialisti del Nucleo PEF di Lucca su affidamenti fatti da una società della Versilia, che consentiva di attenzionare una serie di gare  riferite al noleggio di spazzatrici stradali, automezzi e di un macchinario per il trattamento rifiuti per le quali emergeva la presenza di un solo partecipante, che diventava aggiudicatario in assenza di altre offerte competitive sia in termini di prezzo che di requisiti tecnici.

Il contesto “veniva approfondito analizzando gli atti di gara presenti sul sito ‘amministrazione trasparente’ delle società pubbliche e, avvalendosi delle banche dati in uso al Corpo, era possibile ricostruire anche il profilo dell’aggiudicatario.

In particolare, il competitor – unico partecipante – risultava avere rapporti commerciali con un procacciatore d’affari che, a sua volta, aveva un familiare all’interno della stazione appaltante”.

L’ipotesi è di gare  su misura finalizzate ad avvantaggiare direttamente un unico competitor, per le quali erano richiesti requisiti tecnici stringenti, ridotti tempi di consegna e rilevanti penali.

La puntuale ricostruzione di alcuni affidamenti dava così input ad una complessa indagine di polizia giudiziaria denominata ‘Strade pulite’.

Con intercettazioni telefoniche e ambientali.

I reati ipotizzati sono turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Un modus operandi  di diffusa applicazione, non solo nel settore delle spazzatrici stradali, ma anche per l’acquisto a noleggio di autocarri e la realizzazione di un impianto di trattamento dei rifiuti, con estensione del perimetro delle investigazioni anche a soggetti operanti al di fuori della provincia di Lucca e della stessa Toscana.

In tutti i casi la procedura era la stessa: il fornitore prescelto veniva informato prima della pubblicazione del bando, in modo da poter acquisire, con calma, i mezzi e le attrezzature richieste. I ristretti tempi di consegna e le severe penali servivano, poi, a scoraggiare i partecipanti; nessuno avrebbe rischiato sapendo che i termini stabiliti non consentivano di reperire ed allestire i mezzi richiesti, così da vedersi applicare penali che prevedevano addirittura la possibilità di recesso da parte della società pubblica senza alcun riconoscimento di indennizzi.

In un caso, “per un elevato numero di mezzi richiesti (30 autocarri) con allestimenti peculiari, è emersa l’evidenza secondo la quale neppure in un anno sarebbe stato possibile preparare tale fornitura, per la quale erano stati invece previsti appena 60 giorni per la consegna.

In un altro caso, dalle intercettazioni telefoniche è emerso che gli indagati, per penalizzare ed escludere con certezza altri concorrenti, avevano concordato un punteggio aggiuntivo qualora i mezzi fossero stati consegnati in anticipo rispetto ai già ridotti tempi previsti dal bando di

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

© Riproduzione riservata

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